Una serie di esplosioni avvenute in Transnistria, una repubblica separatista filorussa all’interno del territorio della Moldavia, sta generando diversi timori riguardo una possibile espansione del conflitto in Ucraina.
Le tre esplosioni sono avvenute tra lunedì e martedì e hanno coinvolto un edificio governativo di Tiraspol, la capitale della Transnistria, l’aeroporto locale e un’antenna radio in prossimità del villaggio di Maiac. Non è chiaro chi sia responsabile degli attacchi e le reciproche accuse tra il governo ucraino e quello russo non hanno tardato ad arrivare. Secondo il governo dell’Ucraina questi attacchi farebbero parte di un più vasto piano preparato dalla Russia per espandere il suo controllo dai territori del Donbass alla Transnistria, passando, dunque, per le regioni ucraine meridionali e in particolare occupando la città portuale di Odessa. Secondo il governo russo e le autorità locali si tratterebbe invece di attacchi terroristici da parte degli ucraini e orchestrati per fare in modo di allargare il conflitto alla Transnistria.
Gli attacchi sono arrivati dopo le dichiarazioni del generale russo Rustam Minnekayev, che venerdì scorso aveva parlato di evidenze di persecuzione della popolazione russofona nella repubblica separatista di Transnistria. Dichiarazioni che seguono lo schema utilizzato dalla Russia per il Donbass come pretesto per l’invasione dell’Ucraina. Minnekayev aveva anche annunciato il nuovo piano della Russia che prevederebbe il controllo totale della regione ucraina del Donbass, dell’intero sud dell’Ucraina – privandola dunque dello sbocco sul mare – e di Odessa. Non è chiaro, comunque, se le posizioni del generale russo rispecchino la volontà del Cremlino. Resta però da sottolineare che alla fine di febbraio, durante un briefing trasmesso dalle reti bielorusse riguardo l’invasione russa dell’Ucraina, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, aveva utilizzato una mappa che evidenziava un piano dell’esercito russo di entrare in Transnistria dopo aver preso il controllo di Odessa.
La Transnistria è una repubblica separatista filorussa situata nel territorio della Moldavia, autoproclamatasi indipendente nel 1992, poco dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica. Ha una propria bandiera e una propria valuta, ed è, come la Moldavia, largamente dipendente dalla Russia, soprattutto sul piano energetico.
Nonostante né la comunità internazionale né la Russia riconoscano la Transnistria come una nazione, ci sono 1500 soldati dell’esercito russo di stanza nella regione separatista, con un duplice obiettivo: mantenere la pace nella zona e difendere un grosso deposito di armi sovietiche, a Cobasna.
La Russia fornisce alla Transnistria gas a prezzi calmierati, in particolare dopo la decisione di aumentarne il prezzo per la Moldavia, dopo la sorprendente vittoria alle elezioni della presidente filo-europeista Maia Sandu. L’attuale presidente non ha esplicitamente accusato la Russia dopo gli attacchi in Transnistria, temendo una possibile escalation così come avvenuto in Ucraina, della quale ha comunque condannato l’invasione.
Secondo l’Institute for the Study of War, un think tank con sede a Washington, la Russia non avrebbe comunque attualmente la capacità di espandere il conflitto alla Moldavia, date le scarse capacità strategiche finora dimostrate dall’esercito russo.