Lisa Ferlazzo Natoli, di cui ricordiamo il recente When the rain stops falling, tratto dal testo dell’australiano Andrew Bovell, che le è valso numerosi riconoscimenti, porta in scena L’amore del cuore, della drammaturga inglese Caryl Curchill, un altro testo che ci parla di dinamiche familiari e in cui il tempo, in questo caso nella forma dell’attesa, è protagonista della storia. La vicenda è quella di un padre, una madre e una zia che aspettano il ritorno di una figlia, il loro “amore del cuore”, che però non arriva, qualcosa potrebbe essere accaduto, ma dove? «L’argomento, la storia sono in qualche modo secondari – osserva la regista – perché l’intenzione principale di Churchill è di distruggere il testo stesso, usandolo per smontare i meccanismi del teatro, della realtà e delle relazioni che all’interno di questa realtà si costruiscono moltiplicando abitudini, rimossi e abissi. Certo c’è un filo narrativo, una piccola storia familiare, punteggiata da fatti e incidenti non esplicitamente legati tra loro, ma percorsi tutti da una stessa preziosa inquietudine, in cui l’ordinaria perversità dell’istituzione familiare e dei suoi meccanismi relazionali e sociali è letteralmente ‘gettata in scena’, per spingersi fino a quella esplosione della parola». Lisa Ferlazzo Natoli ci regala ancora una volta un lavoro dalla regia elegante ma appassionata, a tratti cinematografica, e fa muovere i quattro magnifici attori all’interno di un meccanismo complesso e precisissimo, fatto di paesaggi sonori, movimenti scenici e suggestioni visive.