Reporters Sans Frontières, un’organizzazione non governativa, ha pubblicato oggi il ventesimo report annuale sulla libertà di stampa.
L’indice stilato da Reporters Sans Frontières, Reporter Senza Frontiere, è stato diffuso proprio nella giornata mondiale della libertà di stampa.
All’interno del rapporto pubblicato dalla ONG si fa riferimento a “un incremento doppio della polarizzazione, amplificata dal caos informativo, che alimenta la divisione all’interno dei singoli stati, così come la polarizzazione tra gli stessi stati a livello internazionale”.
L’edizione del 2022 dell’indice sulla libertà di stampa ha valutato lo stato del giornalismo in 180 stati e territori, sottolineando i disastrosi effetti determinati dal caos delle news e delle informazioni, a suo volta generato da uno spazio giornalistico ed informativo globalizzato e non regolamentato che favorisce la diffusione di propaganda e fake news. Questa classifica è basata sulla definizione di libertà di stampa formulata da RSF e dal suo gruppo di esperti, secondo i quali “la libertà di stampa è definita come l’abilità di giornalisti, intesi come individui o collettivi, di selezionare, produrre e diffondere notizie di interesse pubblico, indipendentemente dalle interferenze politiche, economiche, legali e sociali e in assenza di minacce alla loro salute fisica e mentale.”
Ai primi posti della classifica figurano i paesi del Nord Europea, nell’ordine: Norvegia, Danimarca, Svezia, Estonia e Finlandia. L’Italia, che nell’indice del 2021 figurava in 41esima posizione, è scesa al 58esimo posto. Non particolarmente soddisfacenti sono le situazioni di Germania, 16esima, Regno Unito, 24esimo, Francia, 26esima e Stati Uniti, 42esimi.
Secondo Reporter Senza Frontiere, le divisioni all’interno delle società democratiche stanno crescendo come conseguenza della diffusione di media di opinione che seguono il cosiddetto “modello Fox News“, il canale di informazione statunitense a trazione conservatrice che ha sostanzialmente brandizzato uno stile giornalistico provocatorio e polarizzante. La ONG sottolinea anche gli effetti negativi dovuti alla diffusione dei circuiti di disinformazione, amplificati soprattutto dai social media.
A livello internazionale, invece, le democrazie risultano indebolite dall’asimmetria tra le società aperte e i regimi dispotici, che controllano i media e le piattaforme online, e tramite le quali conducono una guerra propagandistica contro le democrazie.
L’invasione della Russia, 155esima, nei confronti dell’Ucraina, 108esima, riflette, secondo la ONG, questo processo. Particolare focus viene dedicato proprio al regime autocratico di Vladimir Putin che, dall’inizio del conflitto ucraino, ha vietato le attività di tutti i media indipendenti, dichiarandoli “agenti stranieri”. Noto è il caso del periodico indipendente Novaja Gazeta che ha sospeso le proprie attività giornalistiche in Russia e il cui direttore Dmitrij Muratov, vincitore del Premio Nobel per la pace nel 2021, è stato aggredito durante un viaggio in treno.
Clamoroso il caso della Cina che figura in 175esima posizione, su 180 stati e territori indicizzati. Reporter Senza Frontiere la indica come “la più grande prigione al mondo per giornalisti, in cui il regime conduce una campagna di repressione contro il giornalismo e il diritto all’informazione”.
A proposito dell’Italia, Reporter Senza Frontiere ha sottolineato che la libertà di stampa nel nostro paese è minacciata dal crimine organizzato, soprattutto nel meridione, ma anche da vari gruppi estremisti o di protesta, che in particolar modo dopo la pandemia hanno significativamente aumentato i loro atti di violenza.
La classifica viene stilata sulla base di cinque indicatori: contesto politico, quadro giuridico, contesto economico, contesto socioculturale e sicurezza. Il nostro paese ha ottenuto punteggi scadenti in ognuno dei cinque ambiti. In particolare, per quanto venga sottolineata una certa varietà nell’offerta informativa del giornalismo italiano, viene rimarcata una tendenza all’autocensura da parte dei giornali italiani, soprattutto per conformarsi alla linea editoriale della propria organizzazione giornalistica o, nei casi più estremi, per evitare rappresaglie da parte dei gruppi estremisti o del crimine organizzato.
Reporter Senza Frontiere fa anche riferimento al contesto economico non particolarmente florido per il nostro giornalismo. Come conseguenza della crisi economica dei giornali, soprattutto cartacei, essi si trovano a dover dipendere quasi interamente da affiliazioni pubblicitarie e sussidi statali, fattori che mettono a rischio il giornalismo indipendente. Per concludere, la ONG riporta i rischi alla propria sicurezza a cui vanno incontro i giornalisti italiani, anche per effetto di campagne diffamatorie condotte soprattutto online e atte a punire i coraggiosi reporter del nostro paese.