Lunedì, durante una conferenza stampa di routine organizzata a margine di un incontro tra Joe Biden e il primo ministro giapponese Fumio Kishida tenutosi a Tokyo, il presidente americano ha spiazzato i giornalisti presenti con una dichiarazione inaspettata.
Nancy Cordes, giornalista di CBS News, ha posto una domanda al presidente Biden riguardo Taiwan: «Non avete voluto immischiarvi nel conflitto ucraino per ovvie ragioni, ma sareste disponibili ad essere coinvolti militarmente per difendere Taiwan, nel caso succedesse una cosa simile?».
«Sì», ha risposto Biden senza alcuna esitazione, e anche dopo essere stato incalzato nuovamente dalla giornalista ha confermato la sua posizione, aggiungendo che gli Stati Uniti hanno preso un impegno in tal senso e che un’integrazione forzata di Taiwan alla Cina «non sarebbe una cosa appropriata».
Non è la prima volta che il presidente americano devia dalle traiettorie imposte dalle strategie diplomatiche statunitensi. Riguardo la questione di Taiwan, gli Stati Uniti hanno fatto ricorso da decenni alla cosiddetta “ambiguità strategica“, una condotta diplomatica che permette agli Stati Uniti di essere deliberatamente vaghi riguardo la difesa di Taiwan.
Cionostante, sebbene diverse amministrazioni americane si siano succedute tenendo fede alle scelte dei governi precedenti riguardo la spinosa questione riguardante Taiwan, il presidente Biden ha parlato esplicitamente in ben tre occasioni di una eventuale difesa militare da parte degli Stati Uniti, e per tre volte è stato smentito (o quantomeno le sue affermazioni sono state ridimensionate) dal suo staff.
Biden non è nuovo a gaffe di questo genere. Secondo David Axelrod, importante consigliere del presidente Barack Obama, «Biden è sempre stato più trasparente della maggior parte dei politici riguardo ai propri pensieri», fattore che costituirebbe, paradossalmente, sia un punto di forza che una debolezza. L’attuale presidente americano, infatti, è stato particolarmente apprezzato, durante i suoi anni da senatore e quelli da vicepresidente, per la sua autenticità. Tuttavia, non essere particolarmente accorto nel tarare i propri pensieri può essere una risorsa associata alla trasparenza per alcuni politici, ma non per un presidente.
Le parole di un presidente sono costantemente scrutinate da politici, diplomatici, agenzie di intelligence di tutto il mondo, in cerca di significati da dare a determinate dichiarazioni che possono o meno essere un fattore predittivo di future azioni. Ogni varazione da commenti passati o linee politiche ufficiali può avere un peso enorme.
Le dichiarazioni di Biden riguardo la strategia statunitense su Taiwan possono sconvolgere il quadro geopolitico della regione.
L’isola è formalmente riconosciuta da soli quindici stati nel mondo, tra cui1 Città del Vaticano. Gli Stati Uniti, invece, sostengono il principio cinese secondo il quale l’isola democratica di Taiwan farebbe parte della Cina continentale, la quale punta ad annetterla entro il 2049, anno del centenario dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Nonostante ciò, per effetto soprattutto dell’ambiguità strategica delle amministrazioni succedutesi negli anni, gli Stati Uniti non hanno mai smesso di sostenere economicamente e militarmente Taiwan, isola fondamentale per il contenimento della Cina.
Il Taiwan Relations Act, trattato del 1979 che regola le relazioni tra Stati Uniti e Taiwan, non stabilisce un obbligo da parte dell’esercito americano di intervenire in caso di guerra, a differenza dell’Articolo 5 della NATO che garantisce la difesa collettiva. Nel trattato, tuttavia, è attestato esplicitamente il supporto statunitense a Taiwan nella forma di “articoli e servizi di difesa” in quantità tale da permettere all’isola democratica di mantenere una sufficiente capacità difensiva.
Non è chiaro se quella di Biden sia stata una gaffe o se il presidente stia deviando le politiche statunitensi riguardo Taiwan verso una sorta di “chiarezza strategica“, contrapposta all’ambiguità. Il governo cinese non ha commentato le dichiarazioni del presidente americano, per il momento.