Il 6 marzo del 1975 il Parlamento italiano approva la legge che abbassa da 21 a 18 anni la soglia per la maggiore età.
Aldo Moro, Luigi Gui, Oronzo Reale e Giovanni Leone sono gli artefici del provvedimento che, entrando in vigore quattro giorni più tardi, trasforma d’improvviso milioni di giovani in adulti fatti in grado di autodeterminarsi.
La rivoluzione ha innanzitutto un peso decisivo dal punto di vista elettorale: i diciottenni votano per la prima volta alle politiche del 1976.
Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 67 del 10 marzo 1975 della legge 8 marzo 1975, n. 39, “Attribuzione della maggiore età ai cittadini che hanno compiuto il diciottesimo anno e modificazione di altre norme relative alla capacità di agire al diritto di elettorato”, veniva abbasata anche l’età per conseguire la patente e anche quella per vedere i film vietati.
Non in tutto il mondo si diventa maggiorenni a 18 anni: in Iran, ad esempio, la soglia per le donne è fissata a 9 anni e per gli uomini a 15 anni. Nel Regno Unito la maggiore età arriva invece a 16 anni, così come a Cuba o in Pakistan (per le donne), mentre servono 20 anni in Nuova Zelanda e 21 negli Stati Uniti.