Il 12 giugno si celebra la Giornata mondiale contro il lavoro minorile che quest’anno si focalizza sulla protezione sociale universale come strumento per porre fine al lavoro minorile nel mondo.
La Giornata ha l’obiettivo di richiamare l’attenzione di tutti sulla necessità e urgenza di adottare misure per porre fine alle forme inaccettabili di sfruttamento di bambini e adolescenti nel mondo del lavoro.
La Giornata mondiale di quest’anno si svolge a conclusione della V Conferenza mondiale sul lavoro minorile che si è tenuta lo scorso maggio a Durban in Sudafrica, e ha riunito i governi, le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori degli Stati membri dell’OIL, nonché altri partner che sono attivi nella lotta al lavoro minorile.
La Conferenza ha adottato l’Appello all’azione di Durban sull’eliminazione del lavoro minorile che propone una serie di misure prioritarie, e richiama la necessità di intensificare gli sforzi per liberare il mondo dal lavoro minorile. Per dare seguito all’Appello, l’OIL chiede ai governi di aumentare gli investimenti nei sistemi e programmi di protezione sociale e di garantire l’accesso universale all’istruzione obbligatoria gratuita e di qualità.
L’Appello giunge in un momento critico dato che – nonostante il progresso senza precedenti degli ultimi due decenni che hanno seguito l’adozione della Convenzione dell’OIL n. 182 sulle forme peggiori di lavoro minorile del 1999 – il lavoro minorile è tornato a crescere negli ultimi anni. Poco prima dell’inizio della pandemia erano 160 milioni di bambini e adolescenti nel mondo (uno su dieci del totale della popolazione mondiale dei minori) che lavoravano piuttosto che andare a scuola. La crisi economica generata dalla pandemia, i conflitti e le altre catastrofi umanitarie espongono un numero maggiore di bambini e adolescenti al rischio di sfruttamento lavorativo. Senza l’adozione di misure per mitigare l’impatto delle crisi e dei conflitti in corso, l’OIL stima che il lavoro minorile potrebbe aumentare di quasi 9 milioni entro la fine del 2022. Questo é un paradosso se si pensa che oggi sono circa 207 milioni i giovani in età lavorativa e gli adulti che vorrebbero un lavoro ma non lo trovano.
Preparato dall’Ufficio Internazionale del Lavoro e dall’Istituto degli Innocenti dell’UNICEF di Firenze, il nuovo rapporto OIL/UNICEF evidenzia che, anche prima della pandemia, meno della metà della popolazione mondiale (o il 46,9 per cento) beneficiava solamente di una delle prestazioni di protezione sociale. La copertura per i bambini era ancora più bassa: 1,5 miliardi di bambini (i 3/4 del complesso della popolazione mondiale in età infantile) non beneficiavano di nessuna misura di protezione sociale.
Il lavoro minorile continua ad essere un fenomeno di portata globale e tutti i paesi ne sono colpiti, sia direttamente che attraverso i canali del commercio mondiale e delle filiere globali di fornitura. Anche l’Italia non è esente da sacche di sfruttamento del lavoro minorile. Le rilevazioni di EUROSTAT evidenziano che in Italia nel 2020 un minore su quattro (o il 24,9 per cento) era a rischio di povertà e esclusione sociale.
Il rapporto dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, pubblicato agli inizi di questo mese, indica che la dispersione scolastica degli alunni delle scuole secondarie di primo grado (età 11–14 anni) riguarda principalmente i bambini e gli adolescenti e le regioni del Sud e le isole, con la Sicilia che registra il tasso piu’ alto. In queste regioni, il rapporto segnala un’apparente correlazione tra abbandono scolastico e lavoro minorile che riguarda in particolare i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 15 anni2 .
Per spezzare questa catena é necessaria un’azione sinergica attraverso l’attuazione di interventi sull’istruzione e formazione dei bambini e degli adolescenti — includendovi azioni precoci di prevenzione dell’abbandono scolastico e del lavoro minorile, l’adozione di misure sull’accesso alla protezione sociale per tutti e l’implementazione di politiche di promozione del lavoro dignitoso per giovani e adulti, soprattutto per quelli più a rischio perché relegati in contesti di marginalità economica e sociale.
Solo così si potrà raggiungere il traguardo 8.7 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile che mira a porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme entro il 2025.