Da martedì le forniture di gas naturale dalla Federazione Russa all’Unione Europea sono calate drasticamente.
Gazprom, l’azienda energetica di stato russa, aveva annunciato proprio martedì, tramite Twitter, una riduzione del 40% della quantità di gas inviato alla Germania tramite il gasdotto Nord Stream. Le motivazioni citate da Gazprom riguardavano una turbina inviata in Canada per delle riparazioni che, secondo l’azienda energetica russa, non sarebbe stata restituita in tempo, causando il taglio delle forniture.
«A causa del fallimento da parte dell’azienda tedesca Siemens nel restituire le unità di compressione del gas (GCU) nel tempo stabilito dopo la riparazione […] solo tre delle unità di compressione installate nella stazione di Portovaya possono essere utilizzate al momento.»
Nel comunicato veniva, inoltre, specificato che Gazprom sarebbe stata in grado di fornire solamente 100 milioni di metri cubi di gas al giorno tramite il gasdotto Nord Stream, a fronte di una fornitura prevista di 167 milioni di metri cubi al giorno, dunque una riduzione di circa il 40%.
La Siemens Energy, l’azienda tedesca produttrice della turbina, ha confermato quanto scritto nel comunicato di Gazprom. L’azienda aveva affidato la turbina ad uno stabilimento specializzato a Montreal, in Canada, che ha poi confermato di non aver potuto restituire «a causa delle sanzioni imposte dal Canada».
Mercoledì, però, Gazprom ha pubblicato un ulteriore comunicato stampa, annunciando nuovamente una riduzione delle forniture di gas verso la Germania, da cui transita, attualmente, la gran parte del gas destinato all’Europa. Nel comunicato veniva annunciata una riduzione dai 100 milioni di metri cubi di gas previsti dalla dichiarazione del giorno precedente a 67 milioni di metri cubi, a causa della mancata restituzione di un’ulteriore turbina per il pompaggio del gas da parte di Siemens. Una riduzione, dunque, del 33% rispetto a martedì e complessivamente del 60% rispetto alla quantità di gas precedentemente importata quotidianamente dalla Germania.
Il vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha duramente criticato la decisione di Gazprom. Secondo Habeck la spiegazione fornita dal gigante energetico russo sarebbe puramente strumentale, non si tratterebbe, dunque, di una decisione determinata da problemi tecnici quanto piuttosto da ragioni politiche. Il ministro tedesco ha inoltre aggiunto che probabilmente il taglio alle forniture energetiche fa parte di una più ampia strategia da parte della Russia per far aumentare i prezzi del gas.
Il prezzo del gas, in effetti, è aumentato vertiginosamente da martedì. Giovedì, in particolare, il prezzo è cresciuto di quasi il 70% in tre sedute, raggiungendo i 142 euro per megawattora all’indice TTF (Il TTF, Title Transfer Facility, è un mercato virtuale per lo scambio del gas naturale con sede in Olanda ed è uno dei principali mercati di riferimento per lo scambio del gas in Europa).
Conseguentemente ai tagli alle forniture decisi da Gazprom, lo stesso Robert Habeck ha postato su Instagram un appello tramite video ai cittadini tedeschi, chiedendo di cominciare a risparmiare energia. «Il tempo per fare questo passo è arrivato. Ogni kilowattora può aiutare in questa situazione», ha affermato il ministro tedesco in uno dei passaggi chiave del video.
Da mercoledì, anche l’Italia sta affrontando un taglio delle forniture di gas dalla Russia. ENI aveva annunciato una riduzione del 15% della quantità di gas fornita da Gazprom nella giornata di mercoledì, aumentata al 35% giovedì e al 50% nella mattinata di venerdì.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, ieri in visita a Kiev, ha commentato la riduzione delle forniture da parte della Russia definendola una provocazione. «Sia la Germania, sia noi, sia altri riteniamo che queste siano bugie, che in realtà ci sia un uso politico del gas come c’è un uso politico del grano», ha dichiarato ieri Draghi.
Al momento i volumi di gas trattenuti dalla Russia non costituiscono una immediata minaccia energetica per l’Unione Europea, dato che il consumo di gas nella stagione estiva è nettamente inferiore rispetto alle stagioni più fredde. Tuttavia, generalmente, la quantità di gas importata rimane costante anche durante i mesi estivi, per permettere lo stoccaggio del gas in vista dell’inverno, quando i consumi aumentano.
Attualmente gli impianti di stoccaggio nell’Unione Europea sono pieni al 52%, il 10% in più rispetto allo scorso anno. Gli stati europei hanno importato un surplus di gas attraverso i gasdotti provenienti dalla Russia proprio per immagazzinare una quantità sufficiente di gas naturale in vista dei mesi in cui il consumo sarà molto maggiore. La riduzione delle forniture da parte di Gazprom potrebbe rallentare fortemente questo processo di stoccaggio.
Mercoledì, inoltre, il Freeport LNG Terminal, uno dei terminali statunitensi di esportazione di GNL, gas naturale liquefatto, ha preso fuoco in Texas e non potrà essere riparato prima di 90 giorni. Dall’inizio del 2022, il 10% del gas naturale liquefatto importato dall’Unione Europea è arrivato dalla Freeport LNG.
L’impatto congiunto del taglio delle forniture di gas tramite tubature da parte di Gazprom e dello stop forzato di quelle tramite nave della Freeport LNG hanno determinato il forte incremento del prezzo del gas a cui stiamo assistendo in questi giorni.