Lunedì si è tenuto ad Algeri il quarto vertice intergovernativo tra Italia ed Algeria, co-presieduto dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e dal presidente algerino Abdelmadjid Tebboune.
Draghi è stato accompagnato da una delegazione composta da sei ministri: il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, la Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, la Ministra della Giustizia Marta Cartabia, il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini e la Ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.
La delegazione di ministri italiani ha firmato con gli omologhi algerini 15 tra accordi e protocolli d’intesa su temi quali giustizia, lotta alla corruzione, sviluppo sociale, costruzione di strade e grandi opere, cooperazione industriale, farmaceutica, investimenti, ambiente, patrimonio culturale, energie rinnovabili, e tanto altro. La Ministra Lamorgese si è occupata anche di colloqui sulla questione delle rotte migratorie.
Il tema centrale del vertice è stato, comunque, il gas. L’Italia sta tentando di smarcarsi dalla dipendenza dal gas russo e dai ricatti del colosso energetico Gazprom, che il 21 luglio potrebbe annunciare la definitiva interruzione dell’export di gas verso l’Europa. Nei mesi scorsi il Primo Ministro Draghi aveva già annunciato la definizione di un «partenariato strategico» con l’Algeria, che attualmente è il principale fornitore di gas del nostro paese.
Prima dell’inizio del conflitto in Ucraina, il 24 febbraio, la Russia forniva all’Italia 29 miliardi di metri cubi di gas, mentre l’Algeria era il secondo fornitore con 23 miliardi di metri cubi. Quest’anno nel gasdotto Transmed – il Trans Mediterranean Pipeline, noto anche come gasdotto Enrico Mattei, che fu presidente dell’Eni – che collega i due paesi e che arriva a Mazara del Vallo, in Sicilia, sono già transitati 13.9 miliardi di metri cubi, ai quali, conseguentemente al vertice di ieri, si aggiungeranno altri 4 miliardi, oltre ai 2 miliardi aggiuntivi concordati ad aprile.
Gli accordi firmati ieri saranno fondamentali per aumentare le riserve di gas dell’Italia in vista dell’inverno. Attualmente, secondo quanto riportato dal DataLab dell’ISPI, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, il riempimento delle riserve è al 65% della capienza, ben al di sotto dell’80% imposto dall’Unione Europea, in previsione dell’interruzione delle forniture da parte della Russia. Il rafforzamento del partenariato tra Italia ed Algeria sarà dunque fondamentale per permettere al nostro paese di non dover dipendere dai volumi di gas esportati da Gazprom.
È da sottolineare, tuttavia, che l’Algeria non è uno stato pienamente democratico, e che ha già utilizzato il gas come strumento di ricatto politico. L’8 giugno l’Algeria sospese un importante trattato di cooperazione firmato con la Spagna vent’anni fa, per via di una «svolta ingiustificata», come fu definita dalla presidenza algerina, operata dal governo spagnolo sulla questione dei conflitti regionali sul Sahara occidentale – una grande regione compresa tra Marocco, Mauritania e Algeria, nel nord-ovest dell’Africa – tra l’Algeria e il Marocco, che va avanti da decenni e riguarda anche la Spagna. Per di più, il governo algerino ha rapporti di partnership anche con la Russia, dalla quale acquista anche armamenti.
L’aumento delle forniture all’Italia deriverebbe dunque dai volumi di gas che l’Algeria ha tagliato alla Spagna, che è dunque costretta a guardare al GNL, il gas naturale liquefatto, pagando più del quadruplo per gli stessi volumi. Un assaggio di ciò che potrebbe accadere sul continente questo inverno, quando i 27 paesi membri dell’Unione Europea potrebbero trovarsi ad affrontare le necessità di riscaldamento con volumi di gas sempre più scarsi.
Il viaggio del Presidente del Consiglio Mario Draghi è stato programmato diversi mesi fa, ed è stato il motivo principale per cui il suo rinvio alle Camere voluto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato annunciato per mercoledì. Draghi pronuncerà un discorso alla Camera e al Senato, sul quale verrà posta la questione di fiducia, e che segnerà dunque il destino del terzo governo di questa diciottesima legislatura.
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