Il discorso al Senato del Presidente del Consiglio Mario Draghi è terminato poco fa.
È durato circa trenta minuti ed ha avuto un tono decisamente duro nei confronti delle forze politiche il cui appoggio al governo è stato messo in discussione, in particolare il Movimento 5 Stelle che lo scorso 14 luglio non aveva votato per la questione di fiducia posta sul discusso decreto legge Aiuti.
Draghi ha dapprima ricostruito il contesto che portò alla formazione del suo governo e della maggioranza che lo aveva appoggiato, composta da tutti i principali partiti meno che Fratelli d’Italia, il partito del segretario Giorgia Meloni. «Ritengo che un presidente del Consiglio che non si è mai presentato davanti agli elettori debba avere la più ampia maggioranza possibile», ha detto il Presidente del Consiglio all’inizio del suo discorso.
Draghi ha poi ricordato i risultati ottenuti dall’attuale governo, tra cui la forte crescita del prodotto interno lordo, la dimunizione del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo e le riforme inerenti al PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che finora hanno garantito all’Italia circa 67 miliardi di euro dall’Unione Europea, e che entro la fine dell’anno, se verranno rispettati i 55 target europei, garantirà ulteriori 19 miliardi di euro. In un passaggio del suo discorso Draghi ha detto che «dobbiamo tenere le mafie lontane dal PNRR: è il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino», a cui ha fatto seguito una standing ovation dei senatori.
Il Presidente del Consiglio ha elogiato i senatori e in generale i parlamentari italiani, dicendo che «il merito di questi risultati è stato vostro, la vostra è stata la migliore risposta all’appello dello scorso febbraio del Presidente della Repubblica». È stata fortemente applaudita la chiosa di Draghi a questo passaggio: «mai come in questi momenti sono stato orgoglioso di essere italiano». L’applauso dei senatori è durato poco più di un minuto.
È poi cominciata la parte più dura del discorso di Draghi, in cui ha spiegato i motivi per i quali la maggioranza di governo si è sfaldata, determinando le sue dimissioni nella giornata di giovedì, poi respinte dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«L’unica strada se vogliamo ancora restare insieme è ricostruire da capo questo patto», ha detto Draghi, lasciando aperta la porta ad una prosecuzione del suo governo, a patto, però, che venga sostenuto ancora dall’ampia maggioranza che ne aveva determinato la nascita. Il Presidente del Consiglio ha poi citato l’ampio sostegno dimostrato dai sindaci, che in duemila hanno firmato un appello, insieme al personale sanitario, affinché prosegua l’esperienza dell’attuale governo.
La parte finale del discorso di Draghi è stata quella che ha determinato i maggiori mugugni in aula. Il Presidente ha parlato della telefonata avuta col presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, che ha ribadito l’importanza di armare la resistenza ucraina affinché respinga l’invasione della Russia.
Draghi ha poi chiuso il suo discorso con una domanda rivolta direttamente ai senatori in aula: «All’italia non serve una fiducia di facciata, che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi. I partiti e voi parlamentari, siete pronti a ricostituire questo patto? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi e che si è poi affievolito? Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me, ma la dovete dare a tutti gli italiani, grazie». La Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha dovuto richiamare all’ordine i senatori che in quel momento stavano lasciando trasparire un particolare scontento per la parte finale del discorso di Draghi.
Il Presidente del Consiglio si è poi recato a Montecitorio per consegnare il testo del suo discorso alla Camera dei Deputati.
Il discorso di Draghi è stato ben accolto, in generale, dall’aula di Palazzo Madama. È da sottolineare tuttavia che i senatori del Movimento 5 Stelle hanno applaudito in risposta a ben pochi passaggi, e che la parte finale non ha ricevuto l’applauso dei senatori della Lega.
Non è ancora chiaro quale sarà la risposta dei partiti. Alle 11:00 dovrebbe cominciare la discussione al Senato, in cui i capigruppo dei vari gruppi parlamentari annunceranno le proprie intenzioni di voto. Il voto di fiducia è previsto intorno alle 18:30.
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