sabato, Novembre 23, 2024
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Draghi a un passo dall’uscita di scena: posta fiducia su risoluzione Casini

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha terminato poco fa il suo discorso in risposta agli interventi dei senatori dei vari gruppi parlamentari. L’intervento di Draghi si è tenuto in seguito alla pausa di un’ora e mezza richiesta dal gruppo di Forza Italia, accolta dalla Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.

Draghi ha riletto dei passaggi del suo discorso tenuto in mattinata, rispondendo alle accuse mosse dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che su Facebook stamane aveva criticato Draghi per il passaggio finale del suo intervento nel quale, a suo dire, avrebbe richiesto “pieni poteri”, una formula entrata nella politica italiana per la richiesta agli italiani che anni fa formulò Matteo Salvini, e per la quale fu molto criticato.

Il Presidente del Consiglio ha ribadito di aver riferito al Senato conseguentemente alla decisione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di respingere le sue dimissioni, e che il destino del governo sarebbe rimasto legato al voto del Parlamento, sostanzialmente smentendo le accuse di Meloni e rivolgendo un’occhiata critica all’ala destra dell’emiciclo di Palazzo Madama, occupata dai senatori di Fratelli d’Italia.

Poi, in riferimento ai nove punti programmatici presentati dal presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, e ribaditi dall’ex capogruppo del Movimento al Senato Andrea Licheri, intervenuto precedentemente, Draghi ha detto: «Sul salario minimo ho detto quello che dovevo dire, credo si possa arrivare a una proposta di salario minimo che non preveda il diktat del governo sul contratto di lavoro. Anche sul reddito di cittadinanza ho detto quello che dovevo dire, se funziona è una cosa buona, se non funziona è una cosa cattiva».

Draghi ha poi concluso l’intervento annunciando di voler porre la fiducia sulla risoluzione presentata dal senatore Pier Ferdinando Casini, il cui testo recita: «udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio il Senato le approva».

Fotografia della risoluzione firmata dal senatore Pier Ferdinando Casini

Draghi ha posto la questione di fiducia su una risoluzione che il centrodestra ha annunciato di non votare, obbligando dunque Lega, il partito del segretario Matteo Salvini, e Forza Italia, il partito dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ad una presa di responsabilità. In sostanza, il Presidente del Consiglio non si è reso disponibile alle richieste contenute nella contro-risoluzione presentata dal centrodestra di governo.

La coalizione di centrodestra aveva presentato una risoluzione a firma del Vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, della Lega, nella quale veniva garantito il sostegno al govern0, ma solo nel caso in cui «tra i rappresentati delle forze politiche facenti parte della compagine governativa siano compresi esclusivamente quelli espressione dei partiti che hanno votato a favore della fiducia» il 14 luglio, quando il governo aveva posto la questione di fiducia sul decreto legge Aiuti. In sostanza, il centrodestra ha posto un esplicito veto a Draghi, garantendo il sostegno al governo ma senza il Movimento 5 Stelle.

La risoluzione del centrodestra

La risoluzione del centrodestra è un passaggio puramente strumentale, atto a scaricare la responsabilità della caduta del governo su altre forze politiche. In realtà, come emerso anche dai giudizi di diversi cronisti politici, la linea da adottare sarebbe emersa già durante la riunione della residenza di Silvio Berlusconi, conseguente al discorso di questa mattina di Mario Draghi al Senato.

 

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