Il cemento, negli ultimi anni, sta continuando a “mangiare” il territorio che ci circonda, sia a livello di costruzioni edilizie che a livello di realizzazioni stradali: costruzioni che minano sempre più il verde a livello di prati, boschi e campi coltivabili. Di questa triste classifica dei comuni italiani maggiormente cementificati che di seguito si provvederà ad inserire, “spicca” ai primi posti la Campania con alcuni comuni del Napoletano, i cui edifici in cemento ricoprono la maggior parte del suolo comunale.
La situazione in Campania
A guidare questa speciale classifica il comune di Casavatore, nell’area nord di Napoli con circa 18.000 abitanti, i cui edifici in cemento ricoprono più del 90% del suolo comunale; segue il comune di Arzano, nelle immediate vicinanze del comune di Casavatore, con l’83,2% degli edifici in cemento sul suolo comunale; al terzo posto Melito di Napoli, sempre nell’area nord di Napoli, con l’81,2% degli edifici in cemento, e poi Cardito, con il 73%. Presenti in classifica anche i comuni di Frattaminore, Casoria, Torre Annunziata, Portici, Frattamaggiore, tutti con più di due terzi del territorio coperto da costruzioni o strade.
La Lombardia tiene testa alla Campania
Se i comuni dell’hinterland napoletano spiccano per la grossa quantità di edifici in cemento realizzati sulla propria superficie, quelli della Lombardia, in particolare quelli ubicati nell’area metropolitana di Milano, non scherzano affatto. Al primo posto tra i comuni lombardi e subito dopo il comune di Cardito spicca Lissone, nella provincia di Monza e Brianza, dove ad essere ricoperto dal cemento è il 71,3% del territorio. Tra i primi dieci compare anche Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese, con il 68,8%, e poi, al 14esimo posto, Corsico, a sud ovest del capoluogo lombardo, con il 65,8%. Al 12esimo posto c’è la piccola Lallio, che sorge appena fuori Bergamo, e che ha vissuto negli ultimi decenni una grande espansione urbanistica. Qui il cemento e l’asfalto occupano il 67% della superficie comunale.
La situazione nei grandi capoluoghi
Stando ai dati elencati nei paragrafi precedenti, ci aspetteremmo che, tra i grandi capoluoghi di provincia, spicchino rispettivamente al primo e al secondo posto della classifica i comuni di Napoli e Milano, ma a sorpresa non è così: al primo posto tra i capoluoghi, infatti, davanti Napoli e Milano si piazza Torino: nel capoluogo piemontese il consumo di suolo è del 65%, maggiore di quello di Napoli, 62,9%, e di Milano, 58,2%. Ben più bassa, invece, la percentuale della superficie comunale costruita a Roma: solo il 23,5%. Ma in questo caso, oltre alla presenza di grandi aree destinate a parco pubblico conta anche il fatto che i confini della città sono stati estesi enormemente per inglobare larghe porzioni di campagna, a differenza di quanto accaduto a Milano, Napoli o Torino.
A fronte di questa analisi, gli esperti stimano che, se questo trend fosse confermato anche in futuro, nel 2050 in Italia vi sarebbero altri 801 kmq interessati dal consumo di suolo. Non sembra una cifra enorme, ma vi è da considerare che nello stesso lasso di tempo la popolazione del nostro Paese, si stima, è destinata a diminuire, non ad aumentare. Ciò significa che ogni cittadino porterà su di sé il peso di una sempre maggiore quantità di asfalto e cemento.
La classifica fa riferimento ai dati dell’anno 2020, fonte: Snpa, 2020.
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