I leader dei partiti di centrodestra hanno raggiunto un accordo durante il vertice di ieri a Montecitorio.
In una nota diffusa congiuntamente si legge:
«I leader del centrodestra hanno raggiunto pieno accordo e avviato il lavoro con l’obiettivo di vincere le prossime elezioni e costruire un governo stabile e coeso, con un programma condiviso e innovativo. La coalizione proporrà quale premier l’esponente indicato da chi avrà preso più voti».
Al vertice erano presenti i leader dei principali partiti che andranno a comporre la coalizione di centrodestra – Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, Matteo Salvini della Lega e Silvio Berlusconi di Forza Italia – che sono stati accompagnati da alcuni rappresentati dei rispettivi partiti: per Fratelli d’Italia era presente il senatore e co-fondatore del partito Ignazio La Russa; per la Lega erano presenti il senatore Roberto Calderoli e il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti; per Forza Italia il vicepresidente Antonio Tajani, la senatrice Licia Ronzulli e la deputata Marta Fascina, compagna di Silvio Berlusconi. Hanno partecipato al vertice anche i leader dei partiti minori che andranno a comporre la coalizione: Antonio De Poli, presidente dell’Unione Di Centro, Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia e leader di Coraggio Italia, e Maurizio Lupi, leader di Noi con l’Italia.
Il possibile accordo nel centrodestra per quanto riguardo l’indicazione dell’eventuale presidente del Consiglio era un tema centrale del dibattito politico, già precedentemente alle dimissioni di Mario Draghi. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni aveva ribadito in più circostanze la regola interna al centrodestra secondo la quale il leader del partito più votato all’interno della coalizione avrebbe dovuto indicare il nome del prossimo presidente del Consiglio, in caso di vittoria delle elezioni. Matteo Salvini aveva espresso il suo sostegno alle rivendicazioni di Meloni, mentre Silvio Berlusconi era apparso scettico in diverse occasioni.
Forza Italia fa parte del PPE, il Partito Popolare Europeo, la famiglia politica europeista di centrodestra che raccoglie le forze moderate, cristiano-democratiche e conservatrici, di cui Antonio Tajani è vicepresidente, oltre ad essere vicepresidente di Forza Italia. All’interno del PPE, Giorgia Meloni non era, e probabilmente non è attualmente, vista come una forza rassicurante, soprattutto per via delle sue passate posizioni euroscettiche, e dunque il presidente del PPE Manfred Weber ha più volte offerto il proprio appoggio a Tajani per un’eventuale futura presidenza del Consiglio italiano.
Tuttavia, il rapporto di forze attuali all’interno della coalizione del centrodestra propende nettamente verso Fratelli d’Italia, e appariva scontata la scelta di sostenere la sua posizione riguardo l’indicazione del presidente del Consiglio.
Durante il vertice è stato raggiunto un ulteriore accordo riguardo la spartizione dei collegi uninominali, ovvero i collegi in cui è suddiviso il territorio italiano nel quale vige il sistema maggioritario per effetto del Rosatellum, la legge elettorale attualmente in vigore. Nella nota congiunta diffusa dal centrodestra si legge:
«È stata trovata intesa per correre insieme nei 221 collegi uninominali selezionando i candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. Si presenterà una lista unica nelle circoscrizioni estere e ha istituito il tavolo del programma che si insedierà nelle prossime ore».
La spartizione dei collegi elettorali uninominali definita nel vertice di centrodestra prevede 98 seggi a Fratelli d’Italia, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, che comprende anche l’Unione di Centro, e 11 a Noi con l’Italia e Coraggio Italia. I 221 collegi uninominali comprendono i 147 della Camera e i 74 del Senato.
Per la spartizione dei collegi pare abbastanza evidente che i leader del centrodestra abbiano fatto riferimento alle ultime medie dei sondaggi, assegnando i collegi ai vari partiti in maniera proporzionale. Secondo l’ultima media dei sondaggi effettuata dal magazine digitale YouTrend, Fratelli d’Italia sarebbe il partito in Italia con il maggior numero di preferenze, al 22.8%, seguito dal Partito Democratico al 22.4%, mentre le preferenze di Lega e Forza Italia sono rispettivamente al 14.4% e all’8.4%. I sondaggi seguenti alla caduta del governo Draghi sembrano, però, penalizzare i partiti che, secondo gli elettori, hanno giocato un ruolo chiave nel determinare le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Lega, Forza Italia e in particolar modo il Movimento 5 Stelle sono in calo, secondo i sondaggi, mentre salgono in maniera decisa i consensi di Fratelli d’Italia, Partito Democratico e Azione.
Per molti commentatori l’esito del vertice del centrodestra è un segnale evidente che la leadership della coalizione sia ormai saldamente nelle mani di Giorgia Meloni. Lo stratega politico Giovanni Diamanti, co-fondatore e partner di Quorum, un’agenzia di comunicazione politica e di strategia per campagne elettorali, ha commentato su Twitter la nota diffusa dalla coalizione in maniera piuttosto concisa: «Direi che ha vinto Giorgia Meloni», ha scritto Diamanti.
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