Martedì il MiTE, il Ministero della Transizione Ecologica, ha pubblicato il piano per limitare i consumi di gas durante l’inverno.
Nel piano pubblicato dal MiTE si legge una spiegazione dettagliata delle modalità di riduzione dei consumi italiani di gas per l’inverno, tali da garantire la sicurezza energetica del paese e preservare gli stoccaggi, attualmente pieni all’84%, secondo il database il database AGSI+ di Gas Infrastructure Europe (GIE).
L’attuale strategia italiana si inserisce nel piano europeo di risparmio energetico, che fu approvato lo scorso 26 luglio dai ministri dell’Energia dell’Unione Europea. L’accordo del 26 luglio prevede la possibilità per i paesi firmatari di ridurre volontariamente il consumo di gas naturale del 15% nel periodo che va dal primo agosto 2022 al 31 marzo 2023. La riduzione del 15% fu calcolata sulla base della media del consumo di gas negli ultimi cinque anni. Tra le altre cose, l’accordo garantisce delle esenzioni ai paesi che stanno affrontando situazioni problematiche dal punto di vista delle forniture energetiche e a quelli che hanno diligentemente risparmiato più gas del necessario a partire dai primi mesi del 2022, quando l’invasione in Ucraina da parte della Russia ha radicalmente cambiato le strategie dell’Unione in campo energetico.
Il nuovo piano italiano, approvato dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, è stato pubblicato proprio nel giorno in cui la Russia ha annunciato che non farà ripartire il flusso di gas naturale verso l’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1, chiuso ufficialmente per esigenze di manutenzione, smentite comunque da molti analisti. Appare dunque che la Russia stia utilizzando il gas come arma di ricatto politico nel tentativo di ottenere un allentamento delle sanzioni europee, conseguenti all’invasione non provocata ai danni dell’Ucraina.
Secondo quanto riportato dal MiTE nel documento pubblicato e sintetizzato nella tabella sottostante, una riduzione dei consumi del 15% implicherebbe una riduzione dei consumi di gas pari a 8.2 miliardi di metri cubi.
I livelli di riempimento degli stoccaggi italiani sono comunque in linea con i target imposti dall’Unione Europea, e dunque nel caso in cui dovesse diventare obbligatoria la riduzione dei consumi, per effetto di un eventuale stato di allerta imposto dalla Commissione Europea, l’Italia sarebbe costretta a ridurre i propri consumi obbligatoriamente almeno del 7% rispetto alla media degli anni precedenti.
Perché l’Italia si faccia trovare pronta di fronte ad un eventuale stato di allerta, il piano del MiTE prevede di ridurre volontariamente i consumi di gas di 5.3 miliardi di metri cubi rispetto all’anno scorso per il periodo compreso tra lo scorso primo agosto e il prossimo 31 marzo: una quantità pari al 9.5% del totale sul periodo, in linea con le richieste dell’Unione Europea.
Per arrivare alla riduzione dei consumi di 5.3 miliardi di metri cubi, sono state pianificate due operazioni in particolare, come si legge dal documento diffuso dal MiTE: «la massimizzazione della produzione di energia elettrica, nel settore termoelettrico, con combustibili diversi dal gas, oltre che la citata accelerazione delle energie rinnovabili nel settore elettrico», oltre che «le misure di contenimento nel settore riscaldamento».
La massimizzazione di produzione di energia elettrica prevede l’utilizzo di fonti alternative al gas, come carbone, olio combustibile e bioliquidi, cioè combustibili derivati da sostanze vegetali, con cui si può ottenere un risparmio pari a 2.1 miliardi di metri cubi di gas.
Le misure di contenimento nel settore riscaldamento, invece, prevedono una vera e propria riduzione dei consumi, tra cui quella del gas usato per il riscaldamento. Il Ministero della Transizione Ecologica indica una riduzione di 1 °C del riscaldamento degli edifici: a 17 °C per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, e a 19 °C per tutti gli altri, case comprese, con una tolleranza di 2 gradi in entrambi i casi. Il piano del Ministero prevede anche una riduzione di 15 giorni del periodo di accensione degli impianti di riscaldamento in tutte le zone climatiche in cui è divisa l’Italia, visibili dalla mappa sottostante (qui una lista dei comuni con la rispettiva zona climatica). I riscaldamenti saranno attivati 8 giorni dopo la consueta data di inizio esercizio e spenti 7 giorni prima del solito. Inoltre dovranno essere tenuti accesi per un’ora in meno ogni giorno rispetto al passato. Con questa azione di contenimento si risparmierebbero ulteriori 3.2 miliardi di metri cubi di gas, arrivando ai 5.3 miliardi di metri cubi che garantirebbero una riduzione del 9.5% dei consumi, secondo le stime del Ministero, che ha precisato che le riduzioni non riguardano ovviamente le utenze sensibili, come ospedali e case di ricovero.
Gli orari di accensione dei riscaldamenti nelle varie zone sono riportati di seguito:
- Zona A: ore 5 giornaliere dal 8 dicembre al 7 marzo;
- Zona B: ore 7 giornaliere dal 8 dicembre al 23 marzo;
- Zona C: ore 9 giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo;
- Zona D: ore 11 giornaliere dal 8 novembre al 7 aprile;
- Zona E: ore 13 giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile;
- Zona F: nessuna limitazione.