Acerra – Un eroe civile e silenzioso, Carlo Petrella, ex prete, sociologo novantenne e una vita spesa a combattere il demone della droga e a salvare ragazzi. Centinaia devono ringraziarlo se hanno avuto una nuova opportunità di vita. Carlo Petrella si è spento nella notte ad Acerra. E lo sapeva perché ha avuto il tempo di scrivere un post sulla sua pagina Fb, chiedendo di non far chiudere la sua creatura, «La locanda del Gigante» fondata oltre venti anni fa ad Acerra. È stata la stessa Locanda a pubblicare il suo ultimo post :
Solo poche parole. Ho sempre cercato il silenzio nelle mie richieste. Non ho mai amato chiedere. Non vi chiedo niente. È normale morire. Non fate morire La Locanda. I giocattoli non devono morire se sono utili all’umanità. Buona Fortuna.
E sotto una sfilza di commenti e di messaggi commossi. «Racconta una favola – è scritto in uno di essi – , che un uomo, un bambino e un gruppo di nani, abbiano costruito assieme una grandissima locanda e creato una comunità di uomini: la Locanda del Gigante. Da questa leggenda prende nome il centro di recupero tossicodipendenti di Acerra, ospitante anche detenuti che scontano gli ultimi anni di pena per reati connessi allo spaccio di stupefacenti. Alla Locanda, però, non esistono sbarre né porte chiuse ed ognuno degli ospiti è libero di scegliere».
L’ex sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, ha affidato alla sua pagina Facebook un pensiero per Carlo: «Le persone non muoiono mai se hai nel cuore tutto ciò che hanno lasciato in questa vita. Puoi perdere la loro presenza, la loro voce… ma ciò che hai imparato da loro, ciò che ti hanno lasciato, la Locanda del Gigante, questo non lo perderai mai! Buon viaggio Carlo Petrella». Un ricordo struggente è quello di Elena Coccia: «A molti giovani questo nome non dirà niente, ma per la mia generazione Carlo Petrella fu un antesignano, un eroe, un martire. Antesignano perché le sue idee sui metodi della disintossicazione dalle dipendenze, soprattutto di eroina, in parte successivamente diventarono legge, con l’apertura dei sert. Eroe, perché operò in quella che era ed ancora è il centro nevralgico dello spaccio di droghe, Torre Annunziata, magnifica cittadina straziata prima dalla desertificazione industriale (leggi sabbia di lava) poi dalla più feroce camorra della Campania. Eroe perché subì una ingiusta e lunga carcerazione, voluta fortemente da una procura volta più a rispettare le leggi formali che la giustizia sostanziale e non volle capire la portata rivoluzionaria della sua azione. Vittima dell’ignavia, dell’indifferenza, del perbenismo piccolo borghese. Infine vittima delle mafie, le stesse che uccisero Siani per quello che scriveva, condussero Carlo in carcere per come operava. ONORE A CARLO E CHE LA SUA OPERA CONTINUI NEL LAVORO E NELLE LOTTE DEI PIÙ GIOVANI».
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