Mercoledì mattina, il presidente russo Vladimir Putin ha tenuto un raro discorso alla nazione nel quale annunciato la mobilitazione parziale in Russia.
La mobilitazione parziale annunciata da Putin implica la chiamata alle armi per i riservisti, ovvero le persone che prestano servizio in determinati casi all’interno delle forze armate, conciliando un ruolo o carriera militare con un’occupazione lavorativa civile. Secondo il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, che ha rilasciato un’intervista all’agenzia di stampa Reuters, in totale i riservisti dell’esercito sono circa due milioni, ma quelli che dovranno rispondere alla chiamata alle armi saranno all’incirca trecentomila.
Il discorso di Putin è arrivato in un momento della guerra di invasione nei confronti dell’Ucraina nel quale l’esercito russo sta facendo particolare fatica nel consolidare il controllo dei territori nell’est e nel sud dell’Ucraina. Il presidente russo ha espresso il proprio sostegno ai referendum annunciati martedì dai funzionari russi e filorussi delle regioni di Luhansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia per l’annessione delle regioni alla Federazione Russa. I referendum dovrebbero tenersi tra il 23 e il 27 settembre, e si terranno nel pieno della controffensiva ucraina nelle quattro regioni. La Russia, infatti, attualmente non controlla completamente le regioni di Donetsk, nell’est, e Zaporizhzhia, nel sud. L’annuncio dei referendum, dunque, secondo diversi analisti, rappresenterebbe il preludio all’annessione di questi territori alla Russia, e permetterebbe al Cremlino di considerare ogni ulteriore attacco interno al territorio di queste regioni come un attacco alla Russia stessa, minacciando dunque l’utilizzo di armi nucleari.
Nel suo discorso, Vladimir Putin ha fatto riferimento proprio all’utilizzo di armi nucleari, accusando l’Occidente di utilizzare il «ricatto nucleare» contro la Russia. «Se la sua integrità territoriale dovesse essere minacciata, la Russia utilizzerà ogni tutti gli strumenti a sua disposizione. Questo non è un bluff», ha detto Putin in uno dei passaggi finali del suo discorso alla nazione.
Martedì, il parlamento russo aveva approvato un disegno di legge che introduceva i concetti di “mobilitazione” e “legge marziale” nel codice criminale russo, alimentando dunque le speculazioni riguardo un’ulteriore escalation del conflitto e di un’eventuale mobilitazione generale. Prima del discorso di mercoledì, infatti, pareva che Putin avrebbe annunciato la mobilitazione generale di tutta la popolazione, dunque di tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Nelle ore immediatamente successive alla diffusione di questa ipotesi, su Google Trends, uno strumento che permette di conoscere la frequenza di ricerca sui motori di ricerca del web di una determinata parola o frase, la ricerca della parola “mobilitazione” e della frase “dove si può andare senza un visto d’entrata” è cresciuta spropositatamente.
Durante un’intervista al canale Rossiya-1, della televisione di stato russa, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto che i referendum permetteranno ai residenti nei territori ucraini di decidere del proprio futuro. Invece, secondo Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’annuncio dell’annessione dei territori ucraini sarebbe poco più che un «sedativo» per il popolo russo, atto a nascondere le umiliazioni che l’esercito di Vladimir Putin sta subendo sul campo di battaglia.
Nel 2014, l’esercito russo invase la Crimea, che fu annessa tramite un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale, al quale il 97% dei votanti espresse il proprio supporto. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha definito i referendum russi «una farsa», aggiungendo che «l’Ucraina ha ogni diritto di liberare i suoi territorio, e continuerà a farlo qualsiasi cosa la Russia abbia da ridire». Anche il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha scritto su Twitter che «i referendum farsa non hanno alcuna legittimità».
L’appoggio ai referendum nei territori ucraini, oltre che la mobilitazione parziale, rappresentano un forte segnale di un grosso ampliamento del conflitto, e del fatto che il presidente russo Vladimir Putin non abbia alcuna intenzione di dare inizio a dei negoziati di pace.
Secondo la propagandista russa Margarita Simoyan, caporedattore di RT (precedentemente chiamato Russia Today), un canale televisivo satellitare russo, «queste settimana segna la vigilia della nostra imminente vittoria, o la vigilia di una guerra nucleare». «Non riesco a vedere una terza opzione», ha scritto Simonyan su Twitter.
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