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Eletti i vicepresidenti delle Camere: escluso il Terzo Polo

Oggi, mercoledì 19 ottobre, si è tenuta l’elezione dei vicepresidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.

I vicepresidenti della Camera saranno Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia, Giorgo Mulè di Forza Italia, Anna Ascani del Partito Democratico e Sergio Costa del Movimento 5 Stelle. I vicepresidenti del Senato saranno Gian Marco Centinaio della Lega, Maurizio Gasparri di Forza Italia, Anna Rossomando del Partito Democratico e Mariolina Castellone del Movimento 5 Stelle.

Nella maggioranza parlamentare, dunque, due vicepresidenze sono state assegnate a Forza Italia (una alla Camera a Mulè e una al Senato a Gasparri), una vicepresidenza alla Camera è stata assegnata a Fratelli d’Italia e una al Senato alla Lega. Le altre quattro vicepresidenze sono state assegnate al Partito Democratico e al Movimento 5 Stelle, escludendo il Terzo Polo dalla spartizione.

I deputati e i senatori hanno votato, oltre che per i quattro vicepresidenti, anche per tre questori e otto segretari, che con i presidenti delle rispettive Camere vanno a costituire l’Ufficio di Presidenza della Camera e il Consiglio di Presidenza del Senato. Ciascun deputato e senatore ha scritto sulla propria scheda i nomi di non più di due vicepresidenti, due questori e quattro segretari, e sia alla Camera che al Senato sono stati eletti coloro i quali hanno ottenuto il maggior numero di voti al primo scrutinio (al Senato, a parità di voti, viene eletto, il più anziano tra i due o più senatori che hanno ricevuto lo stesso numero di voti).

https://twitter.com/SenatoStampa/status/1582786564802826240

Per prassi, due vicepresidenze su quattro di entrambe le Camere spettano all’opposizione, che in questa legislatura è però spaccata. I gruppi parlamentari all’opposizione, infatti, sono ben tre: quello costituito dai parlamentari della coalizione di centrosinistra, composta da Partito Democratico, +Europa e Alleanza Verdi e Sinistra (i cui leader però rivendicano di costituire un ulteriore gruppo di opposizione, sebbene eletti in coalizione con il Partito Democratico e +Europa), quello del Movimento 5 Stelle e quello del Terzo Polo, la federazione di partiti composta da Azione e Italia Viva.

Il voto di oggi ha una forte valenza politica e la rappresentanza dei gruppi parlamentari di opposizione assicura un equilibrio di potere e di garanzie all’interno dell’Ufficio e del Consiglio di Presidenza. Tuttavia, la forte spaccatura tra le forze parlamentari all’opposizione ha determinato una mancata rappresentanza per il Terzo Polo, denunciata dal deputato e capogruppo alla Camera del Terzo Polo Matteo Richetti, che ha auspicato che al suo partito venga assegnata quantomeno una presidenza tra la Commissione di Vigilanza e il COPASIR, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Secondo alcuni commentatori politici, i leader del Terzo Polo Carlo Calenda e Matteo Renzi si sarebbero defilati dalla discussione sull’assegnazione delle vicepresidenze per ottenere la presidenza del COPASIR, molto ambita soprattutto da Renzi. Secondo quanto riportato da Open, comunque, il Terzo Polo avrebbe sollevato il tema dell’esclusione dalle cariche anche nella conferenza dei capigruppo, tenutasi questa mattina. Il gruppo di Carlo Calenda e Matteo Renzi avrebbe chiesto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, di farsi garante di un’intesa larga delle opposizioni. Il Partito Democratico si sarebbe però opposto, vantando di essere il primo gruppo parlamentare dell’opposizione.

In serata verrà pubblicato anche il calendario delle consultazioni al Quirinale, che si apriranno domani. Le consultazioni del Presidente della Repubblica sono una fase non regolata dalla Costituzione ma instauratasi per convenzione come prassi consolidata, definita “consuetudine costituzionale”: il presidente della Repubblica convocherà al Quirinale i presidenti dei vari gruppi parlamentari, i leader delle coalizioni, i presidenti delle camere e gli ex Presidenti della Repubblica. Al termine delle consultazioni il presidente deciderà se e a chi assegnare l’incarico per la formazione del nuovo governo: in questo caso l’incarico sarà dato probabilmente a Giorgia Meloni.

 

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