venerdì, Novembre 22, 2024
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Da Malinconico a Cronenberg: così Denise Capezza sfata il mito dell’attrice Femme Fatale

Da Malinconico a Cronenberg: così Denise Capezza sfata il mito dell’attrice Femme Fatale

Denise Capezza è l’avvocatessa Alessandra Persiano in “Vincenzo Malinconico – Avvocato d’insuccesso”, la nuova serie Rai tratta dai romanzi di Diego De Silva, con protagonista Massimiliano Gallo. Un ruolo luminoso, così come lei stessa lo definisce, che insieme alle sue ultime interpretazioni (Bang Bang Baby su Prime Video, Crimes Of the Future di David Cronenberg e non solo) riesce ad allontanarla definitivamente dallo stereotipo di attrice Femme Fatale. L’avvocatessa Persiano conquista il cuore di Malinconico, così come le interpretazioni di Denise Capezza stanno conquistando autori e registi da ogni parte del mondo.

Ciao Denise. Ci racconti il tuo primo incontro con Alessandra Persiano?La prima volta che ho letto la sceneggiatura mi sono subito resa conto di essere davanti ad un progetto molto originale. Non conoscevo i libri di Diego De Silva, ahimè. Di conseguenza, sono rimasta molto sorpresa da questo concept: una serie su un antieroe, un uomo imperfetto. Tutti noi possiamo identificarci in lui e nelle sue digressioni mentali. Poi sono stata colpita dalla descrizione del mio personaggio, Alessandra Persiano. Viene descritta come una donna capace di scardinare il luogo comune: un’avvocatessa di successo, forte e determinata nel suo lavoro, ma con un animo gentile. Una donna particolare e, nonostante sia molto ambita, riesce a gestire le attenzioni degli uomini con grande eleganza, senza mai essere servile o arrogante. S’innamora di Malinconico che è un uomo molto originale. Potrebbe ambire a chiunque, ma essendo lei una donna di grande sensibilità, percepisce in malinconico una grande autenticità. Non tenta di stupirla con effetti speciali come farebbero tanti altri uomini. Un uomo intelligente che riesce sempre a farla ridere. Nella sua goffaggine, dice cose importanti e lei ne rimane affascinata. Alessandra Persiano è una donna forte e luminosa. Inoltre lei riesce a fare qualunque cosa sui tacchi (Ride ndr.). Ho pensato subito: questo ruolo deve essere mio.Ti ho vista molto a fuoco nel primo episodio, come se non vedessi l’ora di interpretare un personaggio del genere…È vero. Volevo un ruolo che riuscisse a dare valore al mio lato luminoso, artisticamente parlando. In passato mi è capitato di interpretare ruoli bellissimi, per i quali sono molto grata, ma che mettevano in scena dei lati molto spesso oscuri. Una donna romantica, una professionista, mi mancava. Questo personaggio sfata il mito della femme fatale: nonostante sia una bella donna, viene fuori il suo lato più sensibile e romantico.

Gli aspetti di Alessandra Persiano che senti più vicini a te? Quali, invece, non ti appartengono?L’empatia e la gentilezza d’animo. Rivolgersi alle persone con delicatezza, cercando di non ferirle. In questo mi ritrovo molto. Lei è una donna molto più centrata. Sono una grande stakanovista e meticolosa, ma allo stesso tempo sono molto caotica. Mi ritrovo molto di più nel personaggio di Malinconico… (Ride ndr). Io sono molto più fumantina di lei e, soprattutto, non rincorro. Lei è attratta da questo uomo orsacchiotto, che però orsacchiotto non è. Il fatto che lui sia sfuggente, la manda in bestia.

Cosa ti lascia quest’esperienza?Sul set si era creato un ambiente familiare. Era parecchio che non giravo in Campania, dall’epoca di Gomorra. Avevo sempre una grande voglia di andare sul set e di incontrare le persone con le quali lavoravo e questa è una cosa bellissima. Ho girato principalmente con Massimiliano e lui ci teneva a mantenere un ambiente di serenità sul set. Nonostante la serie abbia delle tinte talvolta del giallo, del dramma, parliamo sempre di una commedia e, in questi casi, ci vuole un ambiente sereno. Lavorare con attori importanti è stimolante.Che momento è per il cinema e per la serialità made in Campania? Ricordiamo che le avventure di Malinconico sono girate tra Salerno e la Costiera Amalfitana…La qualità dei progetti che si stanno realizzando sul territorio è innegabile. Sono felice perché parliamo di forza lavoro, indipendentemente dall’aspetto artistico. Spero che sia sempre necessario raccontare queste storie. Io, ad esempio, ho lavorato molto più lontana dal mio territorio. Napoli dovrebbe valorizzare di più i propri talenti, ma non parlo solo di me. Napoli ha tantissimi attori bravi poco conosciuti, che troppo spesso hanno successo fuori.A proposito di progetti “Lontani da Napoli”, hai recitato in Crimes of the Future di David Cronenberg, film presentato a Cannes , molto divisorio. Ce lo racconti dal tuo punto di vista?Parliamo di un film particolare, sicuramente divisorio e di non facile comprensione, me ne rendo conto. Quando ho ricevuto la sceneggiatura, l’ho riletta un paio di volte per comprenderla. Per me è stata un’occasione anche per studiare Cronenberg, nonostante sia cresciuta con molti dei suoi film. Penso che sia un film molto profondo, così come il suo regista. L’aspetto più interessante dei suoi film riguarda il modo in cui riesce ad unire l’aspetto disturbante degli esseri umani, a quello tenero. Così è stato anche in Crimes of the future. Dal caos si può creare bellezza e Cronenberg in questo film ci mostra i suoi organi interni.

Il film è stato capito?Ha avuto apprezzamenti da tutto il mondo. Anche in Italia è stata in sala parecchie settimane. Anche nei commenti è stato divisorio, ma ben venga. Credo che per comprendere certi autori bisognerebbe anche studiarli. Studiare tutto ciò che c’è dietro i film. I suoi film sono disturbanti perché sono veri.Sul set che aria si respirava?Il set dei sogni. Tutti gli addetti ai lavori, le maestranze, lavoravano per permettere agli attori di rendere al meglio. Ho visto molto rispetto per la figura degli attori. Il direttore della fotografia, ad esempio, sentiva un rumore quasi impercettibile e sbottò dicendo che se gli attori non riuscivano a fare al meglio il proprio lavoro, avevano fallito. Un clima però accogliente, che non metteva paura. David è molto calmo e molto pacato, ma sa quello che vuole.  Quando dovevo incontrarlo era preoccupatissima. Lui teneva particolarmente al mio personaggio, perché è un molto significativo all’interno del film. Ci siamo parlati e mi sono subito resa conto di avere davanti un uomo umile, con i piedi ben piantati a terra. Dopo averci parlato ero molto tranquilla.Bang Bang Baby ha avuto un successo clamoroso, anche se i fans della serie aspettavano un finale diverso per la tua “Giuseppina”, a te cos’ha dato?Il finale l’ho amato particolarmente. Ha reso il personaggio ancora più estremo. Ho amato Giuseppina, una donna che ha tremila sfumature diverse. Riesce ad essere comico e drammatico allo stesso tempo. Una donna sensuale, traditrice, ma estremamente romantica, che vive i suoi sentimenti in maniera autentica. Innamorata del marito e dell’amante allo stesso modo. Un romanticismo anche infantile. Ho recitato in Catanzarese, ci ho lavorato tantissimo e tanti Catanzaresi mi hanno detto che era impeccabile. L’ho scelto perché mi piaceva la sonorità e perché è un dialetto poco utilizzato nella serialità e nei film. Giuseppina è uno dei miei personaggi preferiti tra quelli che ho interpretato.

A breve ti vedremo in una serie Sky “Unwanted”, cosa puoi dirci?Nulla (ride ndr). La serie è stata scritta da Stefano Bises ed è liberamente tratta da Bilal, il romanzo di Fabrizio Gatti. Il regista è Oliver Hirschbiegel, regista tedesco che ha diretto ad esempio “La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler”. Io interpreto un personaggio bellissimo. La serie è scritta in maniera stupenda e questo facilita il lavoro. Poi ci sono tante cose che si stanno muovendo e sono contenta. La gavetta e i sacrifici che ci sono dietro stanno dando i propri frutti. Sono contenta che dopo parecchi anni non ci si fermi più dietro l’apparenza ma che si vada a scavare dentro la mia anima.I ruoli dove siamo stati abituati a vederti però sono molto intensi, lontani dall’immagine di femme fatale…Li ho scelti e sono contenta di tutti i personaggi che ho interpretato. Avevo la possibilità di farlo. All’inizio dovevo lavorare, ma ho cercato sempre di non accettare ruoli legati sono ad una mera fisicità. Io non credo che una donna debba mortificarsi fisicamente per far emergere il proprio talento. Nonostante io sia pronta a farlo, laddove fosse necessario. Ho sempre cercato di scegliere personaggi che coniugassero diversi aspetti, non solo quelli estetici.

In Malinconico sei dalla parte della legge, ma ti abbiamo vista spesso interpretare personaggi con tinte “oscure”. In questo momento della tua carriera quali personaggi ti intriga di più approfondire?

Vorrei approfondire donne dove l’estetica non è un aspetto fondamentale. Personaggi più quotidiani. Donne che abbiano un vissuto intenso o dei personaggi cattivi. Mi piace cambiare sempre, sono trasformista. Non si può immaginare cosa posso diventare. Bisogna imparare a giudicare gli attori esclusivamente in base alle proprie capacità.

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