Un post, una donna ed un colloquio, questi sono gli elementi che hanno fatto indignare il web in risposta al triste episodio che vede vittima Giulia Scannavino, donna e madre, alla quale è stato riservato un trattamento immorale, a fronte di un colloquio per un’importante azienda “di un certo calibro”.
“Ero di fronte a sei persone, tra chi mi faceva domande, chi guardava se muovessi le dita delle mani e chi guardava se per caso mi tirassi su gli occhiali sul naso o respirassi “, scrive la giovane madre sul suo account LinkedIn.
Dopo aver parlato della sua formazione ed elencato le sue esperienze lavorative pregresse, da parte del gruppo delle risorse umane, le sono state poste, poi, domande in merito alla sua vita privata, sfociando quasi nel grottesco. La recruiter chiede a Giulia come farebbe a lavorare a ritmi serrati con un bambino di due anni, come farebbe ad essere presente sul luogo di lavoro a Natale, se dovrà stare in compagnia del figlio, e con fare provocatorio, le viene domandato come si organizzerebbe durante le vacanze estive, senza provare rimorsi, pensando che il figlio dovrà andare al mare da solo con il padre.
La lavoratrice continua a spiegare nel post, di essere riuscita a mantenere la calma durante le risposte, per cercare di ottenere, nonostante tutto, quel lavoro di cui necessita urgentemente, anche per suo figlio.
Un episodio nefasto soprattutto se si pensa il periodo storico che stiamo vivendo, nel quale le donne, nel 2022, sono ancora costrette a rivendicare, all’unisono, i propri diritti all’aborto e sulla parità di genere.
Uno sgomento destato dal fatto che tali comportamenti, nei confronti di una giovane donna, siano stati messi in atto da altre donne, che invece di essere comprensive ed includenti, hanno assunto le vesti di “guasconi” patriarcali.
Purtroppo, a distanza di una settimana dal colloquio, l’esito comunicato a Giulia Scannavino è risultato essere negativo.
Per l’azienda la donna non rientrerebbe nei requisiti richiesti. La triste realtà, invece, è che l’unica condizione non in linea con il profilo richiesto, era quella di essere mamma. Ma a quanto pare, l’essere madre e donna, nel XXI secolo, equivale ancora ad una condanna.