“Il mio rimpianto è Haaland. Contratto già fatto con il Salisburgo, riconoscendo loro il pagamento della clausola a venticinque milioni di euro. Ma Haaland preferì il Borussia Dortmund e noi che avevamo messo lui e Osimhen nelle nostre preferenze, ci dirottammo su Victor. Per noi erano alla pari“.
Così Cristiano Giuntoli, intervistato dal Corriere dello Sport. Il direttore sportivo artefice del brillante mercato del Napoli racconta la genesi di questa squadra in fuga. Non vuol sentire parlare di miracoli:
“Saprebbe di intervento divino o, se vogliamo restare tra gli umani, anche di improvvisazione. Qui invece, e lo dico senza volerci dare un tono, c’è un progetto che è stato sviluppato”. C’è tutto un lavoro di scounting dietro, e qualche volta “anche suggerimenti di amici, come è successo per Kim e Kvara. O comunque secondo ricerca. Guardiamo le partite del mondo, poi andiamo sui campi. Io, nella buona e nella cattiva sorte, mi assumo le mie responsabilità e do l’ok. Le conseguenze mi appartengono. Non nego le incomprensioni con De Laurentiis ma ditemi voi se dentro un rapporto decennale non possa esserci una fase critica. A lui forse non piacque qualche mio atteggiamento e, visto come andavano le cose allora, magari pensò anche di qualche scelta tecnica sbagliata. Io considero De Laurentiis un fuoriclasse, un manager fuori dal tempo, con una visione straordinaria del futuro. Lungimirante come pochi. Le frizioni sono sparite in fretta, abbiamo ricominciato a dialogare scegliendo questa nuova strada e abbiamo creato un rapporto familiare”. E Spalletti? “Partecipa, ovviamente e in maniera attiva alla costruzione della squadra. Lui guarda, dà l’assenso oppure no, lascia che Simone Beccaccioli assieme a tutti gli altri dello staff osservino e studino. C’è una sintonia totale. Non si è mai soli in queste scelte“.
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