L’ultima versione della manovra economica del governo Meloni, quella ufficiale bollinata dalla Ragioneria di Stato, ha sostanzialmente confermato la stragrande maggioranza dei provvedimenti inseriti nelle varie bozze circolate nei giorni scorsi. Come annunciato dalla stessa presidente del Consiglio più di una settimana fa, inoltre, c’è una sostanziale abolizione del reddito di cittadinanza. Ora comincia la fase emendativa del testo, che potrà essere ritoccato in Parlamento dalle forze politiche nelle prossime settimane. Il margine di manovra è più che minimo, come chiarito da Meloni stessa. Si parla di circa mezzo miliardo da utilizzare per le altre misure da inserire, o per dei ritocchi qui e là. Di passi indietro su misure simbolo come il reddito di cittadinanza – nonostante la battaglia annunciata dalle opposizioni – non se ne parla.
Perciò dal primo gennaio, con il via libera alla manovra, il reddito di cittadinanza comincerà il percorso verso la cancellazione. Il 2023 sarà un anno di transizione, in cui l’aiuto sarà tolto – dopo otto mensilità, quindi realisticamente ad agosto – a tutti coloro che sono ritenuti occupabili. Sarà escluso, oltre a chi non può lavorare, chi ha un disabile in famiglia, minori o over 60. È tutto scritto nero su bianco all’articolo 59 della legge di Bilancio, che tratta di “disposizioni di riordino delle misure di sostegno alla povertà e all’inclusione lavorativa”.
Tra le altre novità c’è la possibilità di sommare dei lavori intermittenti o stagionali senza perdere il reddito di cittadinanza. E, allo stesso tempo, coloro che possono lavorare – per non perdere l’assegno prima dell’agosto 2023 – dovranno partecipare a un percorso di riqualificazione professionale di sei mesi e nel frattempo svolgere mansioni socialmente utili per la comunità.