Napoli Magica attraverso gli occhi di Marco D’Amore – “La mia Napoli? È un’enorme eredità culturale che senza alcun merito ho raccolto. È una commedia di Eduardo, una battuta di Totò, una canzone di Pino Daniele. Quelle parole, canzoni che influiscono nella crescita e sono un pacchetto regalo incredibile. Per me è un trascorso di vita, ma anche un esilio, andai via a 18 anni, ci sono tornato a 30 per la serie di Gomorra. È una Napoli ritrovata, dove riapro il cerchio, come se avessi sentito il bisogno di tornare in quel centro storico che mi era mancato per tanto tempo e di imbattermi nella gente” queste le parole nostalgiche che suonano come una dichiarazione sentimentale e di libertà, del regista, nei confronti della città che gli ha dato la vita e che lui stesso ha definito magica, proprio come nel titolo del suo nuovo lungometraggio.
Il film è stato presentato al Torino Film Festival 2022 e sarà in sala dal 5 al 7 dicembre, distribuito da Vision Distribution.
Di cosa parla Napoli Magica? la trama
Improbabile imbattersi in un documentario classico. D’Amore va ben oltre l’aspetto strutturale ed estetico della città. Scava nell’abisso, nella parte emozionale e atavica, facendo emergere il sacro ed il profano, il mistico ed il magico, la fantasia e la realtà, le strade e la gente.
Il cineasta si addentra nei vicoli della città partenopea alla ricerca costante di una risposta alla domanda che lo tormenta: perché Napoli è magica? Ed attraverso un viaggio fisico ed introspettivo, catapulta lo spettatore nei luoghi più conosciuti; Castel dell’Ovo, il Cimitero delle Fontanelle, la Cappella del Cristo Velato, le Catacombe di San Gaudioso, Piazza Plebiscito.
Un percorso inusuale, tortuoso, che mette in luce il lato più torbido e nascosto di questa città fantastica.
Napoli come New York
Marco D’Amore riferisce: “Napoli è come New York. C’è qualcosa che le accomuna. Anche la Grande Mela negli anni ’70- ’80 era famosa per certi racconti underground. Dopo aver raccontato la sua anima più oscura, con Gomorra, avevo bisogno di tornare nel centro storico e di parlare con i napoletani”.
Napoli e Dea Partenope
Il docu-film di Marco D’Amore è un connubio tonate tra realtà e finzione, un filo narrativo che si cela dietro una dimensione surreale, quasi metafisica, esattamente come avviene durante l’incontro tra il regista e la Dea Partenope, dialogo che incarna perfettamente il focus dell’intento registico: dare voce ai napoletani, ma soprattutto a Napoli; e così, con l’interpretazione di Marianna Fontana, chiamata a calarsi nelle vesti di Partenope, la città assume ineccepibilmente sembianze umane, prendendo parte, in modo attivo, alla narrazione del racconto.