L’avvicinarsi del Natale significa, per molti, l’approssimarsi di appuntamenti irrinunciabili: pranzi e cene interminabili, visite ai vari parenti, spedizioni in cerca di regali e, immancabilmente, i giochi di società. Protagonisti assoluti del dopo pasto, presenti in ogni regione italiana nelle più diverse versioni, i giochi di società rappresentano proprio uno di quei momenti inscindibilmente legati alle festività in famiglia. Dalla classica tombola ai più particolari giochi di carte, è impossibile pensare a un pasto in compagnia senza un momento dedicato a un passatempo di questo genere. Passatempi che, in molti casi, hanno origini insospettate: difficile d’altra parte interrogarsi, nei postumi di un abbondante pranzo natalizio, circa il luogo natale della tombola o della scopa. Informazioni che, ad ogni modo, vale la pena conoscere, anche solo per impressionare parenti e avversari.
I mazzi di carte sono da sempre gli strumenti favoriti per tali occasioni, sia quelli classici che quelli speciali. Proprio il mazzo di carte da Uno è presenza costante in queste circostanze, protagonista di accese sfide a colpi di carte speciali. Contrariamente a quanto potrebbe far pensare il nome, il gioco è nato negli Stati Uniti: nel 1971 un barbiere dell’Ohio, Merle Robbins, disegnò le prime carte da Uno insieme al figlio Ray, con l’intento di dirimere una questione riguardante Crazy Eights. Questo è a sua volta un gioco basato sul francese Dernière, scopo del quale è disfarsi di tutte le proprie carte scartandole, una alla volta, rispettando seme e valore della precedente: il nome, che in francese significa ultima, anticipa ciò che chi rimane con una sola carta in mano è tenuto a fare, ossia annunciarlo ad alta voce. Regole che, con tutta evidenza, sono confluite in Uno: il successo dei primi mazzi, realizzati amatorialmente, fu tale che i diritti giunsero fino alla Mattel, attuale detentrice del marchio e grazie alla quale si è diffuso in tutto il mondo.
Protagonista natalizia indiscussa poi è fin dalla sua nascita la tombola, che anche nella sua leggendaria origine è legata alla festività. Come evidente dalle somiglianze fra i due, le radici della tombola si trovano nel lotto, diffuso in Italia in varie forme fin dal 1400. Secondo la tradizione nel 1700 Carlo di Borbone, re di Napoli, intendeva legiferare sul lotto, scontrandosi sulla questione con gli ordini religiosi cittadini: l’accordo infine trovato prevedeva che il lotto fosse praticabile con l’eccezione del periodo natalizio. Nemmeno a dirlo, i cittadini si organizzarono per poterlo praticare anche durante il Natale, seppur artigianalmente e nelle proprie case: una tradizione rimasta ancora oggi, ed estesasi da Napoli a tutta Italia.
Vale la pena menzionare anche il blackjack, passatempo più legato al casinò ma spesso replicato anche in casa con mazzi di carte tradizionali: le numerose varianti attuali, compresa quella che distingue tra blackjack con e senza hole card proposta soprattutto in rete dai siti specializzati, sono tutte accomunate dalle condivise origini europee. Nonostante infatti sia normalmente associato agli Stati Uniti, territorio al quale in effetti deve il nome, il blackjack è sicuramente già noto in Europa precedentemente: in un racconto di Miguel de Cervantes, pubblicato nel 1613 ma scritto negli anni precedenti, si fa menzione di un gioco noto come Veintiuna, spiegando come suo scopo sia raggiungere e non superare, attraverso i valori delle carte, la cifra richiamata dal nome, appunto 21. Oltre un secolo dopo, nella seconda metà del ‘700, un’opera francese menziona il Vingt-Un o Vingt-et-Un, che con il Veintiuna spagnolo condivide sia le regole che il significato del nome. Analogie che fanno concludere che il blackjack, in realtà, sia stato importato negli Stati Uniti dall’Europa, e lì abbia poi prosperato.
Altro gioco con mazzi di carte tradizionali, rigorosamente con semi napoletani, è infine la scopa: anch’essa intrattenimento immancabile delle convivialità natalizie, i semi testimoniano il suo legame con la città. Sebbene l’origine delle regole dovrebbe essere spagnola, come farebbero pensare testimonianze quattrocentesche di passatempi come Escoba o Primiera che già dal nome sono facilmente associabili alla scopa, è il porto di Napoli a favorirne la diffusione. Questo, nel ‘500, era infatti uno dei principali scali del Mediterraneo, e persone dalle provenienze più diverse si intrattenevano in vario modo: un contesto nel quale la scopa poté diffondersi e codificarsi con le regole ancora oggi note, non a caso sempre accostata ai semi napoletani.