Intelligenza Artificiale ed informazione: il caso ChatGpt
Il contributo che l’intelligenza artificiale dà al mondo dell’informazione è sempre positivo? Se la tecnologia ha indubbiamente apportato un miglioramento alla qualità della vita, il suo rapporto col mondo dell’informazione (o della disinformazione) è alquanto controverso. Il caso ChatGpt ne è la prova.
Cos’è ChatGpt?
ChatGpt è un nuovo prodotto dell’Intelligenza Artificiale e si presenta come una semplice chat con cui è possibile comunicare con Gpt-3, un modello linguistico che esiste dal 2020 e che è stato modificato in chiave conversazionale. Per anni, OpenAI ha “allenato” Gpt-3 con enormi archivi di testo presi dal web, Wikipedia, giornali, riviste e libri, ma anche dai social media, in modo da insegnare alla macchina il modo in cui gli umani comunicano. Per farlo, è stato programmato per rompere ogni testo e frase in unità di testo base (dette “token”), da analizzare poi singolarmente.
Per creare un modello funzionante serve però molta potenza computazionale. Secondo alcuni dati citati dal podcast del sito The Verge, OpenAI brucerebbe tre milioni di dollari al giorno per rispondere alle richieste degli utenti. L’azienda da tempo riceve (e spende velocemente) investimenti dai principali venture capitalist e imprenditori della Silicon Valley – Reed Hastings di Netflix, l’onnipresente Elon Musk e Microsoft in primis. Spese a parte, il risultato ha contribuito a confermare le IA come la next big thing.
Una delle funzionalità di ChatGpt sarà quella di rispondere a qualsiasi domanda. Ciò che ci si chiede è se, in un prossimo futuro, questa nuova tecnologia riesca a sostituire Google. C’è da tenere a mente, però, che Intelligenze artificiali simili danno spesso risposte inesatte e fuorvianti. La funzione di ChatGpt è quella di creare un testo credibile, non di fornire informazioni veritiere.
Pro e contro dell’intelligenza Artificiale
Non è difficile, al giorno d’oggi, incappare in contenuti che erano stati scritti o creati da un’intelligenza artificiale. Nella maggioranza dei casi, a farlo è stato uno dei servizi di OpenAI, una startup fondata nel 2015 da Sam Altman e altri, con investimenti dal fondatore di Netflix Reed Hastings a Elon Musk, ma anche Microsoft. Al centro delle discussioni recenti c’è ChatGpt, una IA che funziona appunto come una chat a cui fare qualsiasi tipo di domanda, ricevendo risposte sempre piuttosto credibili. La chat sa comporre poesie, imitare scrittori e dare risposte a domande creative. Ciò vuol dire che sa anche produrre disinformazione con estrema velocità ed efficacia. Certo, OpenAI ha messo dei paletti ai temi trattati dalla chat ma aggirarli non è difficile. Il potenziale che la tecnologia può avere per propaganda e fake news è enorme, lo ha ammesso il Ceo Altman stesso, che ha confessato che ChatGpt è in grado di creare “contenuti in grado di dare un’erronea percezione di qualità”. In tal senso, ChatGpt è un momento chiave per il settore delle IA di cui rappresenta il lato oscuro.
(Fonte LifeGate)
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