Libertà di stampa e giornalismo libero non sono scontati all’interno delle nostre democrazie, nemmeno in Italia. Argomenti cardine del dibattito tenutosi all’Ex Asilo Filangieri di Napoli
Democrazia, attenti, non fatelo a casa!
La libertà di stampa e di espressione sono considerati tra i pilastri principali di quello strano esperimento ateniese. Si trattava di un’invenzione politica che presentava delle lacune già alla base del proprio pensiero tutt’altro che univoco. Nella Πολιτεία – Repubblica di Platone la democrazia doveva dar conto solo ai filosofi, senza dar conto al popolo e alla futura genesi delle masse. Mentre, per Aristotele, la democrazia è una forma che porterà in ogni caso all’eterogenesi del proprio fine: una tirannia. Ma la critica più convincente deriva dallo storico Polibio, il quale analizza la democrazia nella sua forma ormai già degenerata: un’ oclorazia. Questo termine si riferisce ad un governo non più retto dalla volontà del popolo ma dagli istinti delle masse. Quest’ultime accecate dai demagoghi, veri detentori del potere. Diverse migliaia di anni dopo, non sarà una novità per il filosofo tedesco del XIX secolo, il quale metterà in chiaro come le grandi masse siano disorganizzate e che il motore che potrebbe muovere la storia sia la dialettica ( probabilmente oggi l’informazione).
Infine, per una democrazia perfetta, il popolo e le masse hanno diritto di consultare le reali condizioni del proprio status quo al fine di proporre l’utile. Ma questo pensiero resterà chiuso nelle nostre utopie, proprio come rivela 1984. In un mondo Orweliano, infatti, lo Stato di Oceania creerà un Ministero della Verità. Un potere centrale pronto a manipolare l’informazione e la propaganda, facenti sfondo di un totalitarismo.
L’incontro a Vico Maffei numero 4
“Snowden, Assange, Manning: niente da dire?” – così si intitola il dibattito giornalistico tenutosi in una delle aree autogestite dell’ Ex Asilo Filangieri di Napoli. I soggetti citati nel titolo non sono casuali e fanno riferimento ad un opera esposta all’Alexanderplatz di Berlino. Precisamente, si tratta di tre statue ideate dall’italiano Davide Dormino per rappresentare gli eroici Whistleblowers. Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning sono tre personaggi accomunati dalla follia di chi si porterà il peso delle ingiustizie occidentaliste per l’intera vita. Appartenevano tutti al campo dell’informazione militare sensibile, trattavano dati capaci di sfilare quel velo impostoci dalle nostre democrazie. I tre moschettieri del Whistleblowing hanno portato all’attenzione del pubblico mondiale migliaia di informazioni su piani governativi e lati oscuri della storia che mai avrebbero fatto parte della narrazione di chi ha il compito di raccontare liberamente la realtà. Questo sarà il tema principale trattato dal salotto composto da Marc Innaro, caporedattore dell’ufficio di corrispondenza Rai per Mosca,JORIT, Street Artist napoletano e Francesco Romanetti, giornalista ed ex responsabile pagine esteri de Il Mattino. A moderare il dibattito è stato il giornalista Guido Piccoli, aiutato nella performance con gli interventi in collegamento di Alessandro Orsini, professore di sociologia del terrorismo e Direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS e
Alessandro Di Battista, attivista politico e reporter.