Per la prima volta in oltre 60 anni, la Cina ha meno abitanti rispetto all’inizio dello scorso anno, secondo i dati ufficiali diffusi martedì dal National Bureau of Statistics of China, l’equivalente cinese dell’ISTAT.
Secondo i dati dell’ente cinese, alla fine del 2022 la popolazione nazionale della Cina era di 1,411 miliardi di persone, 850mila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il conteggio include, comunque, solo la popolazione della Cina continentale, ed esclude la popolazione di Hong Kong e Macao, oltre che quella di Taiwan e dei residenti stranieri.
Secondo i dati ufficiali, sono nati oltre un milione di bambini in meno rispetto all’anno precedente a causa, principalmente, di un’economia in rallentamento e dei diffusi blocchi dovuti alla politica di “zero COVID” voluta dal leader Xi Jinping. Il National Bureau of Statistics of China ha riportato 9,56 milioni di nascite nel 2022, rispetto ai 10,62 milioni del 2021. I decessi sono passati da 10,14 milioni a 10,41 milioni.
La popolazione cinese ha iniziato a diminuire circa un decennio prima di quanto previsto dai funzionari cinesi e dalle proiezioni delle Nazioni Unite, ha affermato Yi Fuxian, demografo ed esperto di tendenze della popolazione cinese presso l’Università del Wisconsin-Madison, intervistato dall’agenzia di stampa Associated Press.
Yi ha affermato che, sulla base delle sue ricerche, la popolazione cinese sarebbe in realtà in in calo dal 2018, e che dunque la crisi demografica sarebbe molto più grave di quanto si pensasse in precedenza. La Cina ha uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo, paragonabile solo a Taiwan e alla Corea del Sud. «La vera crisi demografica della Cina va oltre l’immaginazione: tutte le passate politiche economiche, sociali, di difesa ed estere della Cina erano basate su dati demografici errati», ha detto Yi ad Associated Press.
Il governo cinese ha tentato di invertire il trend legato al declino demografico da quando ha ufficialmente posto fine alla sua politica del figlio unico nel 2016, in vigore dal 1979. In quell’anno, il governo del leader supremo Deng Xiaoping aveva deciso di imporre la politica demografica del figlio unico, tre anni dopo la morte di Mao Tse-tung, presidente del Partito Comunista cinese dal 1943 al 1976.
La politica del figlio unico ha provocato un progressivo invecchiamento della popolazione cinese con importanti conseguenze sia per quanto riguarda le dimensioni della forza lavoro che le spese sanitarie. Da quando ha abbandonato la politica, la Cina ha cercato di incoraggiare le famiglie ad avere un secondo o addirittura un terzo figlio, ottenendo però scarso successo.
La Cina è stata a lungo la nazione più popolosa del mondo ma, secondo una proiezione del Dipartimento degli Affari economici e sociali delle Nazione Unite, sarà superata quest’anno dall’India. L’ultima volta che si ritiene che la Cina abbia sperimentato un declino della popolazione è stato alla fine degli anni ’50, a causa del Grande Balzo in Avanti, un grande piano economico e sociale per l’agricoltura collettiva e l’industrializzazione lanciato sotto la disastrosa spinta dell’allora leader Mao Tse-tung che ha prodotto una massiccia carestia che uccise decine di milioni di persone.
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