venerdì, Novembre 22, 2024
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Trump come Berlusconi? Tycoon sotto l’ombra dell’impeachment

Donald Trump si dichiara non colpevole dei 34 capi d’accusa dinanzi al tribunale di Manhattan, i riflettori lo aiuteranno?

di Nicolaos Nicolau

Lo spettro degli Impeachment…

La messa in stato di accusa di un Presidente degli Stati Uniti d’America è l’hot topic per eccellenza per riassumere le ultime avventure del 45esimo ciuffo più famoso degli USA. L’Impeachment, de facto, è descritto nei primi due articoli della costituzione americana. Eppure gran parte delle sue fondamenta sono relativamente solide ed attinenti ad un giudizio più politico che costituzionale. L’indagine nei riguardi di un’alta carica amministrativa, che sia presidenziale o meno, viene avviata in presenza di comportamenti discutibili come corruzione, tradimenti e crimini. L’incriminazione in sè non possiede dei termini ben definiti, ed è qui che le migliori arpie da ufficio saranno in grado di intervenire.

Nel caso di Donald Trump, l’Impeachment rappresenta un record poco invidiabile che solo 3 presidenti hanno raggiunto nella storia americana. Quello più recente risale ai fatti di Capital hill, quando la Camera dei Rappresentanti propose nuovamente il provvedimento. Quest’ultima iniziò una vera e propria caccia alle prove da far testimoniare in Commissione di Giustizia e spodestò il Presidente negli ultimi giorni di mandato. Il 13 Gennaio 2021 a lavarsi le mani furono oltre il 90% democratici, con l’aiuto di 10 repubblicani. A portare il voto in Senato furono 222 voti favorevoli, divenuti definitivi con il secondo turno di votazioni e la revisione dei fatti da parte del presidente della Corte Suprema.

La strategia, in questo caso dei dem e dei numerosi moderati, era fermare definitivamente il tycoon e la sua influenza nelle future elezioni. L’eventuale condanna, infatti, negherebbe la possibilità all’ex presidente di ricandidarsi e di usufruire della sicurezza del former president act del 1958. La cosiddetta ” linea Pelosi” (speaker della Camera e avviatore del primo impeachment) però ha oltrepassato i confini autoimposti per non destabilizzare l’opinione pubblica USA e soprattutto la polarizzazione dei suoi votanti. Il Qui pro quo risiede durante il dibattito finale in Senato e nella possibilità di rendere Trump un martire della politica.

Il rischio risiede di presentare come ordinaria la possibilità di accusa d’Impeachment per ogni presidente a fine mandato e al di fuori di esso. Come in quest’occasione, si è evitata la connotazione partitica del voto e la sua strumentalizzazione .  “Il Senato vota su ogni articolo della risoluzione approvata dalla Camera dei rappresentanti in veste di giuria per dare inizio all’iter parlamentare. A ogni articolo corrisponde un capo d’accusa ed è necessaria la maggioranza dei due terzi per condannare l’imputato” – Ispi

Alla fine, il capo d’accusa è stato unico (quello sull’incitazione all’insurrezione) ed i suoi precedenti storici non sono affatto pratici ( 1 solo altro caso risalente al 1876). Quanto al voto, non si sono stati raggiunti i numeri necessari. Il 13 febbraio Donald Trump è stato assolto dal Senato con 57 voti a favore dell’impeachment e 43 contrari, su 67 necessari. Le conseguenze di questo percorso non sono quindi favorevoli per chiunque volesse allontanarlo dal rendere nuovamente l’America “great again”. L’intervento ha funzionato oltretutto come endorsment  alla fiducia dei repubblicani, la perdita di voti dem negli Swing states  e la possibilità di candidarsi alle presidenziali del 2024.

Trump, pioggia di accuse e di sorrisi

Pochi giorni fa è iniziato il possibile ma non sufficiente giorno del giudizio dell’ex Presidente Donald Trump. Questa volta, a minare la sua recente ripresa dei repubblicani d’ America  sarà il caso dell’ex modella di playboy Karen McDougal e Stormy Daniels . Quest’ultimo preso in esame dalla procura di Manhattan, che accusa il tycoon di aver silenziato l’attrice pornografica, con la quale avrebbe avuto una relazione, in cambio di una ricarica di 130mila dollari. I fatti risalgono al periodo pre-elettorale del 2006 per poi ricomparire nel 2016, quando il maniate ha iniziato la sua ascesa politica.

Precisamente l’illegalità dell’accaduto risulta essere la modalità del finanziamento. A dichiararsi per primo colpevole nel 2018 sarà l’avvocato di Donald Trump Michael Cohen. d Avrebbe anticipato il pagamento di tasca propria per poi essere rimborsato dalla Trump Organization sotto falsa consulenza legale. L’ex presidente sarebbe quindi accusato di frode aziendale , violazione della trasparenza e finanziamenti in tempi di elezioni.

Da quel momento si seguirà una dicotomia tra scandali e accuse in pieno stile berlusconiano. In occasione dell’ultima incriminazione, il Grand Old Party ha nuovamente subito una considerevole mobilitazione politica da parte dei suoi esponenti e anche dal mondo dei social. L’impronta rimane quella trumpiana e anche all’interno del GOP non si rischia di spodestarlo. Ovviamente, dati i precedenti del 6 gennaio, tutti i sostenitori di fama del tycoon hanno esortato ad manifestazione di protesta totalmente pacifica ma conciliativa.

La parola chiave è stata persecuzione politica, uno dei primi ad usarla è stato proprio l’ex compagno di banchi Mike Pence (decisamente più critico riguardo all’assalto del Campidoglio). Ma la resistenza del partito non è assicurata, restano numerosi i dubbi riguardante l’etica e le azioni suggestionate dalla retorica del leader repubblicano. I suoi votanti, come del resto tutto l’apparato politico USA, non ha mai visto un ex presidente incriminato per accuse penali e condurrà il paese verso un limite della democrazia ancora sconosciuto. Per alcuni questo tabù risulterebbe come un’affannosa vittoria del Governo al di sopra di una figura così. Ma per molti altri si tratta del nuovo ciclone pronto a destabilizzare la sovranità in auge, per poi ritrovarne la stabilità in quella facciona arancione che alza il pugno come segno di protesta.

Il commento di Rampini

Secondo il nostro Federico Rampini, i riflettori hanno sempre aiutato Trump. L’imminente processo o la presa del Campidoglio sono sempre stati accompagnati da una speciale retorica mediatica, tramite social e televisioni. Nel dettaglio, l’esperto della cultura made in USA afferma: “Trump in realtà è felice di tutto quello che gli sta accadendo. Gongola per tutta questa visibilità. Solo ieri vedere il viaggio del suo aereo privato dalla Florida a New York ha avuto più copertura di tutte le volte in cui ha viaggiato a bordo dell’Air Force One. E’ tornato al centro del palcoscenico con i riflettori puntati addosso ed è esattamente questo il luogo in cui vuole stare: al centro dell’attenzione. Pensa che recitare la parte del martire, della vittima di una persecuzione giudiziaria rilancerà la sue fortune e gli consentirà di strappare la nomination repubblicana”. 

da “Il fatto Quotidiano”

Trump alla sbarra, il rassuntazzo

Donald John Trump in arresto, il procuratore distrettuale Alvin Bragg ha finalmente svelato i 34 capi d’accusa dinanzi ai quali l’ex Presdiente degli Stati Uniti d’America si è dichiarato non colpevole e senza commentare una parola per l’intera durata del processo. Le accuse si rivolgono ad una serie di reati, specifica il procuratore, di livello E e quindi di lieve entità e con pena di massimo 4 anni di reclusione. Nonostante la fragilità di quest’ultime però sottolinea:  “Non possiamo e non vogliamo normalizzare condotte criminali gravi, tutti sono uguali davanti alla legge”. Infine, il “Not Guilty” dovrà proseguire il suo percorso durante il processo già fissato per Gennaio 2024.

 

 

 

 

 

Nicolaos Nicolau
Nicolaos Nicolauhttps://www.instagram.com/nicogreek_69/
Studente universitario presso il DISP dell'Università Federico II di Napoli
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