Alessandro Impagnatiello, dal carcere di San Vittore dove è rinchiuso, chiede di vedere suo figlio di 8 anni. Ma secondo Paolo Crepet, l’uomo che ha ucciso la fidanzata incinta di 7 mesi, non dovrebbe assolutamente vedere suo figlio: «Quel bambino che ha già l’età per capire un ragionamento, va innanzitutto tutelato. E lo si può tutelare soltanto raccontandogli tutta, dico tutta, la verità. Ovvero che suo padre ha ucciso la sua compagna e il suo fratellino, perché di questo si tratta», dice lo psichiatra a La Stampa.
Secondo Crepet, Impagnatiello chiede di vedere il bambino «con tutta probabilità perché si tratta di una strategia, magari concordata con i suoi legali. Inoltre, dato che questo soggetto ha trascorso la vita a manipolare qualsiasi cosa, potrebbe pensare che chiedere di incontrare il figlio sia una mossa che gli restituisce un’immagine seppur residua di umanità».
Crepet è convinto ci sia stata premeditazione. «Lo provano i comportamenti, la freddezza, l’assenza di pentimento, il fatto di essere corso subito dall’altra donna. Di base c’è un solo sentimento che ha armato la sua mano: l’indifferenza, l’insensibilità».
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