venerdì, Novembre 22, 2024
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Impagnatiello e la madre chiesero in un bar le immagini delle telecamere

I Carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche di Milano hanno lavorato per l’intera giornata di ieri nell’abitazione di Senago, cercano di aggiungere dettagli e conferme a quanto accaduto nell’appartamento in cui Giulia, al settimo mese di gravidanza, è stata uccisa dal compagno sabato 27 maggio.

È stata una giornata di sequestri e rilievi, terminati attorno alle 22. Dopo l’abitazione, esaminata per oltre 7 ore, i militari in serata hanno effettuato accertamenti nel garage e nella cantina al piano interrato, in cui il barman 30enne ha confessato di aver nascosto il corpo di Giulia, prima di gettarlo in un’intercapedine dietro a dei box a qualche centinaio di metri di distanza, in via Monte Rosa. Gli accertamenti – a quanto si apprende – hanno dato esito positivo: sono state repertate diverse tracce ematiche, il ceppo di coltelli indicato da Impagnatiello e una pellicola trasparente, compatibile con quella utilizzata, tra l’altro, per avvolgere il cadavere.

Per gli inquirenti Impagnatiello avrebbe pianificato l’omicidio della fidanzata incinta di 7 mesi almeno qualche giorno prima di sabato 27 maggio, quando l’ha uccisa a coltellate. A dimostrarlo, secondo gli inquirenti, altre ricerche sul web da parte del 30enne, oltre a quelle già emerse e più vicine all’orario del delitto, come “ceramica bruciata vasca da bagno” digitata pochi minuti prima che la 29enne rientrasse in casa.

Intanto emerge che Impagnatiello e la madre Sabrina Paulis sarebbero andati in un bar a qualche decina di metri dal luogo dove è stato trovato il corpo senza vita della vittima per chiedere informazioni sulla presenza di telecamere all’esterno del locale. Domande poste il lunedì, due giorni dopo la morte di Giulia quando della ragazza non si avevano ancora notizie, ma il suo cadavere era nascosto nella cantina dell’abitazione di Senago. Lo avrebbe confermato agli investigatori il gestore del locale. Un elemento tutto ancora da valutare, assieme ad altri, per eventuali profili di favoreggiamento, non contestati per ora formalmente ad alcuno.

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