Decapitate due organizzazioni criminali camorristiche operanti nel comune di Acerra.
I carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea, a carico di 19 persone ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto di armi, reati aggravati dal metodo mafioso. L’ordinanza dispone la custodia cautelare in carcere per 17 indagati, gli arresti domiciliari per uno dei destinatari e un divieto di dimora.
Dalle indagini sarebbe emersa l’esistenza di due organizzazioni criminali camorristiche, attive nel comune di Acerra in provincia di Napoli, unite da un’alleanza ma tra loro distinte, nonché l’esistenza e l’operatività di un’associazione dedita al narcotraffico. Sarebbero inoltre emersi vari episodi estorsivi ai danni di imprenditori nonché la disponibilità di armi.
I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno documentato anche l’inchino per il boss durante una processione religiosa. Il clan Andretta e Avventurato, rispettivamente guidati, secondo gli inquirenti, da Salvatore Andretta e da Bruno Avventurato, oggi entrambi destinatari di due delle 21 misure cautelari emesse.
L’inchino si è verificato durante la processione della Madonna dell’Arco per volontà del boss Salvatore Andretta davanti alla sua abitazione. Grazie a una telecamera nascosta dai militari dell’Arma viene ripresa tutta la scena. La parata religiosa durante la processione per le vie della città fa tappa nella corte della casa di Andretta: i «battenti», vestiti di bianco con una fascia trasversale azzurra e una cintura rossa legata alla vita, che sostengono la statua della Madonna entrano nel cortile. Il boss, affacciato dal terrazzo insieme con il fratello, il figlio e il cognato, dirige il gruppo, indicando il punto dove la processione si deve fermare per eseguire l’omaggio del sacro al profano.
«Io sono l’amante tuo…mi atteggio di brutto in mezzo alla via, sono un leone a causa tua… sono un personaggio, mi rispettano tutti, mi guardano tutti». Essere parente del boss Salvatore Andretta, capo dell’omonimo clan di Acerra, gli conferisce lustro e lui, il cognato del boss, lo sottolinea in una conversazione captata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna.
Le due organizzazioni malavitose, sebbene distinte, sono legate da una sorta di alleanza. Salvatore Andretta, oggi detenuto, ma che nel 2022 pretese l’inchino durante una processione religiosa, come documentato dai Carabinieri ostenta il suo potere criminale in più occasioni durante le indagini coordinate dalla Dda, per esempio quando, parlando con il figlio, si definisce «un camorrista» pronto ad agire in prima persona qualora qualcuno denunciasse i suoi che stavano chiedendo il pizzo ai cantieri: «Io faccio il camorrista ad Acerra, ma se quelli vanno là e li vanno a denunciare.. a denunciare i compagni miei…li vado a sparare a viso scoperto», dice Andretta.
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