Un detenuto del carcere di S. Maria Capua Vetere, sabato scorso, stava per essere ricoverato in ospedale ma probabilmente era in atto un tentativo di farlo evadere. L’attenta vigilanza della Polizia Penitenziaria ha però scongiurato l’evasione.
A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, ed è il segretario generale Donato Capece, a ricostruire l’accaduto.
”Lo scorso 29 luglio il personale di Polizia Penitenziaria di S. Maria Capua Vetere era impegnato nel ricovero urgente di un detenuto ventenne, naturalizzato italiano di origini marocchine. Il giovane era scortato dal personale del nucleo operativo Traduzioni e Piantonamenti, che ha dovuto fronteggiare con professionalità e senso del dovere una emergenza che lascia molti interrogativi. – racconta Capece – La scorta si è infatti accorta che all’arrivo presso il Pronto Soccorso del presidio Sanitario aversano, l’autoambulanza veniva circondata da un folto numero di persone 10/15 che aspettavano il detenuto. A questo punto, non conoscendo le possibili conseguenze che potevano evolvere anche per una questione di sicurezza pubblica, il capo scorta della Polizia Penitenziaria, sentito il Comando, disponeva un repentino rientro in Istituto”.
”Tutto lascia pensare – continua Capece – ad una simulazione di malessere del detenuto al quale era stato sufficiente dichiarare al Sanitario di aver ingerito candeggina per poter uscire dall’istituto: probabilmente veniva comunicato a parenti e amici o a male intenzionati l’uscita di quest’ultimo all’esterno a mezzo di cellulare in possesso di altri detenuti occultato illecitamente. Al riguardo ci sono accertamenti in corso. L’episodio è emblematico per comprendere i rischi derivanti dai facili ricoveri cosiddetti a vista nonché dal pericolo dell’utilizzo illecito dei cellulari nell’ambito Penitenziario”.
“Plauso del Sappe al personale di Polizia Penitenziaria addetto alla scorta che ha evitato il compimento di un grave evento con estrema professionalità. Oramai anche i tentativi di fuga dei detenuti, sia che avvengano dagli ospedali, dai tribunali o dagli istituti di pena stanno diventando una mera statistica. – prosegue Capece – una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano quotidianamente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nelle carceri lombarde e nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti dei penitenziari: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi. Riteniamo – conclude Capece – che sia necessario rivedere il sistema sanitario: a nostro avviso riteniamo una certa facilità d’invio di detenuti verso le strutture sanitarie pubbliche. Troppi casi di invio in codice rosso poi ritenuti non di carattere d’urgenza”.
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