Attraverso minacce e violenze hanno tentato di indurre le vittime del “pizzo” a ritirare le denunce gli estorsioni della camorra finiti sotto la lente di ingrandimento di Carabinieri e Polizia di Stato, a Napoli, dopo la denuncia presentata da un ristoratore.
In arresto sono finite nove persone che, è emerso, si sono presentati dalle loro vittime con le “casacche” di diversi clan di camorra tutti federati con la famiglia malavitosa dei Mazzarella.
I reati contestati dalla DDA e dal Gip di Napoli sono, a vario titolo, tentata estorsione, intralcio alla giustizia, detenzione e porto di arma comune da sparo, “tutti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di aver agito per agevolare l’attività e gli scopi di associazioni camorristiche”. Al ristoratore, secondo quanto emerso dagli accertamenti, è stato imposto un “pizzo” di qualche migliaio di euro che poi nel tempo è anche lievitato. Ma lui, invece di pagare, da deciso di rivelare tutto alle forze dell’ordine.
Le indagini della Compagnia Carabinieri di Torre del Greco e del Nucleo Investigativo, della Tenenza di Cercola, della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Ponticelli sono iniziate dopo quella denuncia e hanno consentito di scoprire altri diversi analoghi episodi di estorsione – perpetrati da presunti appartenenti ai clan Aprea, De Micco-De Martino e Mazzarella – ai danni di altre vittime. Non solo. Gli investigatori sono riusciti anche a documentare i tentativi di costringere chi aveva denunciato il “pizzo” a fare marcia indietro, con minacce e violenze.
In particolare, voleva uccidere una delle vittime delle estorsioni, che aveva denunciato e non voleva tornare sui suoi passi, il nuovo cartello criminale composto dai clan De Micco-Di Martino, Aprea e Mazzarella, raggiunto oggi da una raffica di arresti urgenti tra i quartieri Barra e Ponticelli di Napoli. L’indagine, coordinata dalla Dda, secondo gli inquirenti, e anche secondo il gip, “apre nuovi scenari investigativi” confermati da una frase pronunciata da uno degli indagati che si è presentato da un ristoratore di Volla per chiedere un pizzo da ben 10mila euro. Quelle parole – “noi a Barra (quartiere di Napoli) abbiamo fatto una sola cosa con Ponticelli (un altro quartiere della città)” – sostiene il giudice per le indagini preliminari Antonino Santoro – è sintomo di “un patto di cooperazione… che merita la massima attenzione e che, verosimilmente, cambierà l’intero scacchiere della malavita dei due quartieri partenopei (Barra e Ponticelli)”. La misura cautelare – sottolinea il gip – è di “elevatissima urgenza” per evitare che una delle vittime venisse uccisa e anche per impedire “che quello che appare come l’embrione di un nuovo ‘cartello’ criminale – composto dai clan Aprea, De Micco-De Martino e Mazzarella – possa imporsi definitivamente sul territorio innescando ulteriori azioni di sangue rispetto alle tantissime già verificatesi”. I destinatari della misure cautelari in carcere sono complessivamente undici ma due, al momento, mancano all’appello: il gip ha deciso di arrestare Cristian Alberto, 25 anni; Giuseppe e Salvatore De Martino, 32 e 26 anni; Salvatore De Micco, 42 anni; Gianluca Di Paola, 34 anni; Mario Noto, 34 anni; Giovanni Prisco, 26 anni, Bartolo Zuccoia, 27 anni e Germano Iavarone, 21 anni.
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