Rinviate costose misure bandiera
Roma, 24 ago. (askanews) – Una manovra tutta concentrata sul sostegno ai redditi di fronte all’inflazione e al rallentamento del Pil che con realismo consegna al prosieguo della legislatura le misure “bandiera” più onerose. E’ quella che emerge dai dibattiti del Meeting di Rimini e che può essere sintetizzata mettendo in fila le parole pronunciate l’anno scorso dal palco da Mario Draghi e quest’anno del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. “L’Italia ce la farà anche questa volta” anche se “non si potrà fare tutto”.
A circa un mese dall’avvio ufficiale dei lavori sulla legge di bilancio, con la pubblicazione della Nadef, proprio dal Meeting che si chiuderà domani sono emersi con una certa chiarezza diversi elementi che caratterizzeranno la prossima manovra e alcune linee, per la verità non molte, che il governo intende perseguire per assicurarne la copertura.
Confermata a Rimini la volontà di rendere stabile il taglio del cuneo, o quantomeno di prorogarlo per il 2024. “Dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi, come abbiamo fatto con la decontribuzione” ha detto Giorgetti con l’obiettivo di sostenere il potere d’acquisto. Anche il titolare del Mimit, Adolfo Urso, ha sottolineato che “la via maestra è rendere strutturale i due tagli al cuneo fiscale che abbiamo realizzato”, strada confermata anche dal vicepremier Antonio Tajani. Solo questa misura, se confermata negli stessi importi attuali, assorbirebbe intorno ai 9 miliardi di euro, più o meno tutte le risorse finora accertate (tra cui extradeficit, tassa sulle banche, tagli ai ministeri) per la manovra 2024. Le priorità, ha sintetizzato a Rimini l’altro vicepremier Matteo Salvini, “sono aumentare stipendi e pensioni” mettendo “quello che riusciremo a ricavare, ad esempio risparmiando sul reddito di cittadinanza per chi non ne ha diritto, e confermando il prelievo sui guadagni milionari delle banche, in aumento di stipendi e pensioni”.
Confermato quindi al Meeting il pacchetto di interventi che il governo prepara per sostenere i salari. Il ministro del Lavoro Marina Calderone dal palco ha parlato di “detassazione dei premi di produttività e di tassazione agevolata di alcune forme di welfare” che “credo debbano essere dei punti di riferimento delle analisi che faremo per la manovra di bilancio”. Anche Tajani ha riferito che al centro degli interventi a sostegno del lavoro ci saranno “il tema del welfare, l’abbattimento delle tasse sugli stipendi dei dipendenti, detassando tredicesime, straordinari e premi di produzione. Questa è la strada che dobbiamo seguire”.
Sollecitato nel corso di un dibattito sul fisco, il viceministro all’economia Maurizio Leo da parte sua ha anticipato un pacchetto di misure per le famiglie numerose, che troverebbe spazio nel bilancio perchè “quando parliamo di famiglie con tre figli parliamo di numeri contenuti”.
Il governo, ha annunciato, sta anche valutando la possibilità di “dare un periodo di benefici alle imprese che assumono delle donne che hanno nuclei familiari consistenti” mentre per “valutare l’ipotesi del quoziente familiare dovremo assolutamente tenere conto delle risorse che si possono mettere a terra”. Leo a Rimini ha confermato anche possibili interventi fiscali anche sugli straordinari ed un’estensione della platea dei benefici per i fringe benefit.
Dal Meeting arriva anche qualche elemento utile a capire cosa invece con ogni probabilità non entrerà nella prossima manovra. Sicuramente una riforma organica delle pensioni.
Se, in generale “non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo con i numeri della natalità che vediamo oggi in questo Paese”, come ha sottolineato Giorgetti, nel particolare le rivalutazioni e la conferma sell’aumento a 600 euro delle minime (FI chiede di arrivare a 1.000) assorbiranno tutti gli spazi finanziari possibili per questo capitolo.
Escluso che si arrivi quindi a quota 41 per tutti, come riconosciuto dallo stesso Salvini. “Non possiamo fare tutto e subito” ha detto spiegando che il superamento della legge Fornero sarà fatto “nell’arco dei 4 anni”. Possibile una proroga di quota 103 o una “mini-quota 41” per l’anno prossimo legata però al ricalcolo contributivo dell’assegno.
Sembra poco probabile anche la possibilità che possa partire dal primo gennaio la parte onerosa della riforma fiscale ed in particolare la riduzione da quattro a tre delle aliquote Irpef “Molte misure non richiedono risorse, come le procedure di accertamento e di riscossione ma anche gli adempimenti, e pertanto potranno entrare in vigore già nel 2024” ha detto il vceministro Leo dal palco di Rimini “altri, come i tributi in particolare, Irpef, Ires, Iva, Irap invece richiedono coperture e per questo dovremo verificare se ci saranno queste coperture con la Nadef”.
Governo meno loquace al Meeting sulle coperture che dovranno accompagnare la manovra. A parte la tassa sugli extraprofitti delle banche che dovrebbe garantire 2-2,5 miliardi. Su questa Salvini ha assicurato che “non si torna indietro” mentre Tajani ha annunciato “emendamenti” in primis per escludere “le banche di prossimità” e poi per “prevedere la deducibilità della tassa che viene pagata”.
Deducibilità sulla quale Bruxelles potrebbe avere qualcosa da ridire visto che trasformerebbe la tassa in una sorta di debito fuori bilancio se si decidesse di restituirla negli anni sotto forma di crediti fiscali.
E proprio all’Unione Europea ci si rivolge per scongiurare un ritorno alle vecchie regole del Patto che scatterebbero dal 1 gennaio, senza un accordo sulla riforma, e che renderebbero ancora più stretto il sentiero del bilancio. Dall’esecutivo si auspica una intesa entro ottobre ma la Nadef, da chiudere per fine settembre, dovrà inevitabilmente tenere conto della fine delle deroghe sui conti pubblici decise per il Covid.
“Dobbiamo impedire che il Patto di stabilità e crescita diventi un Patto che porti alla recessione e al blocco dell’economia europea” ha avvertito Tajani chiamando in causa il commissario Gentiloni che “mi auguro faccia la sua parte per tutelare l’interesse italiano” e anticipando che per “trovare altri fondi per la crescita, si possono privatizzazione alcuni servizi, anche i porti”.
Sullo sfondo l’andamento del Pil che da elemento confortante, in vista della manovra, sta diventando un’incognita dopo il calo inatteso del secondo trimestre e mentre si dispiega l’effetto restrittivo degli aumenti dei tassi della Bce. Il “prudente” +1% previsto dal governo nel Def di aprile per il 2023 potrebbe diventare un risultato da festeggiare. Mentre si profila un 2024 meno brillante dopo il taglio delle stime di Bankitalia e Upb. Ma se ne parlerà al prossimo Meeting.