Dal 25 agosto il vomune su ferite e sfide di Comunione e Liberazione
Rimini, 24 ago. (askanews) – E’ l’intreccio tra Comunione e Liberazione e la politica, soprattutto nei momenti storici del Movimento fondato da Don Giussani, con la guida di Carron fino all’attuale presidenza del laico Davide Prosperi, il filo conduttore del volume del giornalista Marco Ascione “La profezia di Cl” (in uscita il 25 agosto per Solferino). “Che cosa è accaduto, da tempo? Che i politici orfani di Giussani non fanno più massa. Sono monadi nella ‘grande famiglia’: un po Forza Italia (Massimiliano Salini), un po Noi con l’Italia (il decano Maurizio Lupi), un po la Lega (per esempio, Deborah Giovanati). Ma soprattutto lo sguardo è orientato verso Fratelli d’Italia (Matteo Forte, Lorenzo Malagola)”. Il partito di Meloni è, con ogni probabilità, “il nuovo grande contenitore del voto cattolico”, a leggere le testimonianze raccolte nel volume che racconta delle ferite e dei cambiamenti della Fraternità fondata da don Giussani.
“La porta a sinistra è quasi del tutto chiusa o non varcata. Si era socchiusa ai tempi del giglio magico renziano – prosegue Ascione -. Ma ora il Nazareno è a guida Elly Schlein e i cattolici non vivono la loro stagione più scintillante”. Sono lontani i tempi in cui non faceva notizia veder girare tra i padiglioni della fiera di Rimini a fine estate un esponente della ‘sinistra’ come Pierluigi Bersani che col movimento di don Giussani ha sempre dialogato e – seppur in forma privata – ha sempre fatto un passaggio al Meeting per l’amicizia tra i popoli che ha spento quest’anno 44 candeline. Al Meeting della neosegretaria dem non si è mai trovata traccia, nemmeno quando ricopriva la carica da vicepresidente della giunta dell’Emilia-Romagna guidata da Stefano Bonaccini. Ora, divisi tra loro, come vivono la fase della transizione, il tormentato affaccio sul dopo Carron, i politici figli del movimento? “La partita è tutta da giocare”, scrive nella sua ricostruzione Ascione, che ha interpellato alcuni degli esponenti, da Lupi a Mauro fino a Melloni. Ora Cl guarderà più a destra? “Se la leadership di Prosperi ritenesse di sposarsi con la destra, questo non sarebbe in contrasto con il solo Carron. Ma anche con Giussani. Il movimento non può essere ridotto a un’opzione politica”, risponde Mario Mauro.
“Io credo che la stessa premier abbia bisogno di un Ppe forte per cui non ha interesse a una nostra corsa verso il suo partito. FdI è un grande recettore del voto cattolico, ma non sta diventando una nuova Dc. In questa fase è determinante ciò che accadrà in Europa. All’asse tra i popolari e i conservatori. Questa potrebbe essere la chiave di volta. I partiti centristi potrebbero anche creare, con Forza Italia, un unico contenitore, possibilmente nuovo” prosegue Mauro nelle pagine del volume che sicuramente susciterà dibattito nel mondo cattolico.
E la Cl carroniana ha fatto bene o male a non porsi in questo perimetro? E’ la domanda che l’autore del pamphlet rivolge allo storico della Chiesa, Alberto Melloni, che risponde così: “Staccarsi dalla politica le ha ridato un futuro. E io credo che Julian Carron sia stato scelto da Giussani per fare quello che ha fatto. Cl, un tempo, si era resa funzionale alla visione di Ruini e adesso che il prete spagnolo non è più in sella vengono al pettine anche per il movimento i nodi del ruinismo”. Ora, però, la Conferenza dei vescovi è guidata da Matteo Zuppi, uomo che arriva da Sant’Egidio e che si formò in un contesto di polemica con Cl, sebbene le fratture tra quei due mondi appaiano ben ricomposte – come fa notare Ascione -. Il segretario generale della stessa Cei, l’arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, è per esempio di marca ciellina. Sia Zuppi che Baturi, tra l’altro, erano presenti all’ultima kermesse di Rimini, per commentare il tema dell’anno – “L’esistenza umana, amicizia inesauribile”.
“I pensieri del cardinale di Bologna spesso sono apparsi della stessa grana di quelli di Carron. O viceversa. O comunque si intuisce una somiglianza”, scrive ancora Ascione. Che cosa ne pensa Melloni? “C’è stato un interessante surplace, in effetti: nessuno dei due ha costruito la propria azione sugli antagonismi antichi e ognuno ha cercato il massimo di comprensione dell’altro. Molto cristiano, no?”.