“Nel 2021 evidenziammo pericolo uso nome vitigno come Denominazione”
Milano, 28 ago. (askanews) – Nel 2021, quando fu modificato il Disciplinare di produzione “con l’obbligo di inserire in etichetta ‘Toscana’, per venire meno alla confusione di mercato che si crea tra le nomenclature”, il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano “cercò di far capire la pericolosità dell’utilizzo del nome di un vitigno come Denominazione, pericolo che alla luce del Dm è diventato realtà per alcune realtà vitivinicole italiane, non solo abruzzesi”. E’ quanto ricorda in una nota il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, intervenendo sulla polemiche scoppiate sul Decreto ministeriale (Dm) in materia di etichettatura e presentazione dei vini. Dm che ha come obiettivo dichiarato di colmare alcune lacune in termini di corretta informazione al consumatore, in applicazione dei regolamenti Ue, la cui ultima versione aggiornata al 2022 (ma ancora in attesa di definizione e approvazione), consentirebbe, tra le altre cose, di indicare nelle descrizioni dei prodotti i nomi dei vitigni che compongono i blend nei vini a Denominazione, come previsto dai Disciplinari.
Proprio in merito all’utilizzo del nome dei vitigni in etichetta (articolo 44, comma 6), nei giorni scorsi il Consorzio dei Vini d’Abruzzo aveva espresso la propria contrarietà all’uso del termine “Montepulciano” al di fuori dei confini regionali, chiedendo di reinserire il sinonimo “Cordisco” nel Registro delle varietà di vite. Al Consorzio abruzzese aveva replicato l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt), sottolineando che “la norma orizzontale riguarda tutti i vitigni che compongono i blend dei vini a Denominazione” e “non c’è perciò ragione di fare eccezioni, violando peraltro il principio di eguaglianza”.
“A Montepulciano (Siena) rappresenta una condizione storica quella della tutela della produzione vinicola, che già è scritta e ben evidenziata nelle norme sancite da uno Statuto Comunale del 1337, che regolavano la produzione e tutelavano i produttori di Montepulciano con appropriate discipline sulla fase commerciale, oltre che per i prodotti di concorrenza che entravano nel territorio già a quell’epoca, e del vino commercializzato oltre i confini territoriali, che doveva rispondere a precise norme produttive e di qualità” prosegue il Consorzio toscano, parlando di “una storia produttiva quindi che ha già, da quasi 700 anni, la volontà di tutelare questo prodotto sia alla produzione che nella sua fase commerciale, elemento oggi più che mai fondamentale per la denominazione del vino prodotto in Toscana”.