venerdì, Settembre 20, 2024
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Uiv-Vinitaly: dal 2000 mai così tanto vino in Cantina, Dop +10%

Giacenza di 45,5 mln di hl. Mercato extra-Ue in ulteriore contrazione

Milano, 28 ago. (askanews) – La vendemmia 2023 si apre con una giacenza di vino in cantina pari a 45,5 milioni di ettolitri, l’equivalente di oltre 6 miliardi di potenziali bottiglie da 0,75/litri. Lo rileva l’Osservatorio Uiv-Vinitaly che ha elaborato i dati di Cantina Italia (Masaf) sulle giacenze a fine luglio, spiegando che il dato riflette un’eccedenza dello 4,5% rispetto al pari periodo dello scorso anno a causa in particolare di un incremento senza precedenti degli stock per i vini di maggior qualità, con le Dop a +9,9% sull’ultima rilevazione pre-vendemmiale del 2022.

L’altro indicatore di mercato preoccupante riguarda l’export di vino verso i Paesi extra-Ue che, nel primo semestre di quest’anno, risulta in ulteriore contrazione dalle ultime rilevazioni delle Dogane. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly infatti, tra i top 10 buyer, che insieme rappresentano circa l’85% del mercato extracomunitario, le esportazioni a volume sono positive solo per la destinazione russa, con cali quantitativi in doppia cifra per Stati Uniti, Canada, Giappone, Norvegia, Cina e Corea del Sud.

Complessivamente la riduzione tendenziale nella prima metà dell’anno segna un -9% a volume e un -5% a valore, con gli spumanti giù del 13% e i fermi imbottigliati inchiodati a -5%. Per entrambe le tipologie, il trend a valore indica un gap del 4%, ma mentre per gli sparkling l’aumento del prezzo medio è in linea con il surplus dei costi produttivi (+10%), lo stesso non si può dire per i fermi (+1%).

“Sulla prossima vendemmia, la cui paventata forte contrazione è ancora tutta da verificare, pesa una congiuntura che si sta manifestando in tutta la sua complessità” ha affermato il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, spiegando che “comprendiamo la volontà da parte delle nostre imprese di mantenere le quote di mercato, ma abbassare i prezzi, come per esempio con i rossi sfusi in Germania, che stanno scendendo verso le quotazioni spagnole a circa 50 centesimi al litro, rischia di diventare un pericoloso boomerang una volta fuori dalla crisi di potere di acquisto che coinvolge anche i nostri competitor. A tal proposito – ha concluso Frescobaldi – il fenomeno crescente dei prodotti a ‘private label’ e gli imbottigliamenti del nostro vino fuori dall’Italia contribuiscono all’erosione del valore aggiunto”.

“L’Osservatorio aveva previsto un 2023 difficile, ciò si sta verificando nonostante l’economia globale abbia per ora tenuto lontano buona parte delle nubi recessive” ha dichiarato l’ad di Veronafiere, Maurizio Danese, evidenziando che “ciò che può fare Vinitaly è intensificare la costruzione di ponti commerciali con l’estero, in particolare nelle relazioni con i mercati extra-Ue, a partire da quello americano dove saremo partner della Camera di Commercio di Chicago per l’International Wine Expo”.

“Da settembre a dicembre abbiamo infatti in programma una nuova campagna di internazionalizzazione con 25 appuntamenti in 15 Paesi e quattro Continenti” ha ricordato Danese, concludendo “da una parte per rifinire ulteriormente l’incoming per la prossima edizione veronese, dall’altra per garantire b2b direttamente sulle piazze estere”.

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