venerdì, Novembre 22, 2024
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Impagnatiello stava da mesi avvelenando Giulia Tramontano

Continuano ad emergere elementi agghiaccianti sull’omicidio di Giulia Tramontano, 29enne di Sant’Antimo, per mano del compagno Alessandro Impagnatiello, 30 anni.

Dalla consulenza autoptica depositata poche ore fa in Procura a Milano si evince che è stata rilevata la presenza di veleno per topi nel feto e nel sangue della 29enne incinta di 7 mesi, con un “incremento” della somministrazione “nell’ultimo mese e mezzo“. Inoltre, dall’autopsia è emerso anche che Giulia Tramontano era ancora viva dopo la prima delle 37 coltellate inferte dal fidanzato nella loro casa a Senago (Milano), quindi è deceduta a causa del dissanguamento.

Alessandro Impagnatiello stava tentando di avvelenare Giulia Tramontano con il topicida da mesi, almeno da dicembre. Questo non solo avvalora l’ipotesi della premeditazione dell’omicidio, che al momento è stata esclusa dal PM, ma da conferme anche all’ipotesi dell’avvelenamento, scenario che gli investigatori seguivano dalle prima ora. Lo scorso inverno, il 30enne, aveva fatto ricerche su internet molto chiare: “Come avvelenare una donna incinta” e “come avvelenare un feto”.

La relazione autoptica depositata in Procura ha confermato quei sospetti. Nel sangue, nei capelli e nei tessuti di Giulia Tramontano e nel feto del piccolo Thiago, è stato trovato del “bromadiolone“, l’anticoagulante più tossico nella categoria del veleno per topi.

Tra le ricerche online effettuate da Impagnatiello si è scoperto che il 30enne a dicembre si domandava perché quella sostanza non stava facendo effetto. Infatti, poi scoprì che se somministrato con “bevande calde” il “bromadiolone” perdeva potenza. Tuttavia, secondo gli esperti di Medicina legale di Milano, non si può determinare se le tracce trovate sono frutto “di più somministrazioni a basse dosi” o di un’unica più elevata. Quello che è certo, è che nell’ultimo mese e mezzo prima del delitto c’è stato un incremento nella somministrazione.

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