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Francia, riaprono scuole, min. educazione invita a rispetto laicità

Da oggi vietati abaya e qamis

Roma, 4 set. (askanews) – Lunedì circa 12 milioni di studenti francesi tornano a scuola. Un ritorno sui banchi di scuola che il ministro dell’Interno definisce “sensibile” visto il “forte aumento delle denunce di attacchi alla laicità nella scuola” che richiede “una risposta ferma”. In un telegramma indirizzato domenica sera a tutti i prefetti di Francia, che Le Figaro ha potuto consultare, Gérald Darmanin ingiunge loro di appoggiare, con l’aiuto della polizia, i capi degli stabilimenti responsabili di vietare l’uso dei l’abaya – un lungo abito tradizionale che copre il corpo indossato da alcuni studenti musulmani – e il qamis, la sua controparte maschile.

Il ministro dell’Istruzione nazionale, Gabriel Attal, ha infatti dato istruzione di vietare l’accesso alle scuole agli studenti che indossano questi abiti e di adottare sanzioni nei loro confronti. Nel caso in cui queste sanzioni portino a ritorsioni contro i funzionari scolastici, “vittime di minacce o attacchi in relazione alle istruzioni del Ministro dell’Istruzione Nazionale”, Gérald Darmanin dispone che questi beneficino “senza indugio” dell’assistenza delle forze dell’ordine. “Interverrete, sempre in collaborazione con le autorità educative, con tatto e moderazione per disperdere eventuali assembramenti che potrebbero verificarsi davanti a determinati istituti”.

Il ministro raccomanda inoltre di “riunire l’unità dipartimentale per la lotta contro l’islamismo radicale e il ritiro delle comunità” in caso di aumento delle segnalazioni in occasione dell’inizio dell’anno scolastico 2023.

Gabriel Attal ha precisato che gli studenti a cui sarà rifiutato l’ingresso a scuola perché indossano l’abaya o il qamis saranno “accolti dalle istituzioni e ci sarà uno scambio con loro per spiegare loro il significato di questa scelta. Perché stiamo prendendo questa decisione? Emmanuel Macron ha detto che la decisione non è “negoziabile” e ha promesso che il governo “non lascerà passare nulla”. “C’è un principio, è la laicità. E c’è una legge che vieta di indossare qualsiasi segno o abito con cui uno studente dimostri la sua appartenenza a una religione. È la legge che deve applicarsi a tutti e noi garantiremo che sia applicata correttamente”, ha affermato il primo ministro Elisabeth Borne. Interrogato a sua volta sull’argomento, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha accolto favorevolmente questa decisione, considerando che indossare l’abaya è “una nuova prova dell’Islam politico contro la Repubblica” e che “non trova posto nella scuola della Repubblica”. “.

Questo annuncio, tuttavia, ha suscitato polemiche, soprattutto a sinistra. Venerdì l’associazione Action Droits des Musulmans (ADM) si è rivolta d’urgenza al Consiglio di Stato per sospendere il divieto dell’abaya a scuola. Per i denuncianti questa decisione “viola i diritti del bambino, perché prende di mira principalmente bambini presunti musulmani, creando così un rischio di profilazione etnica a scuola”. Inotre, hanno detto, “Questa restrizione dell’abaya rischia di stigmatizzare ulteriormente i musulmani e di minare i loro diritti sociali, culturali ed educativi fondamentali”.

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