Scaricate in mare 7.800 tonnellate
Roma, 11 set. (askanews) – Il primo ciclo di scarico dell’acqua trattata dalla centrale nucleare di Fukushima, teatro nel 2011 di uno degli incidenti atomici più gravi della storia, è stato completato: circa 7.800 tonnellate di acqua trattata sono state scaricate in mare dalla centrale nucleare distrutta di Fukushima Dai-ichi, tra le polemiche provenienti dalla Cina e le preoccupazioni dei residenti della zona. Lo riferisce l’agenzia di stampa Kyodo.
La Tokyo Electric Power Company (Tepco) ha iniziato lo scarico dell’acqua il 24 agosto, sotto il monitoraggio del governo giapponese e dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. La decisione è stata assunta perché l’acqua trattata, risultante dal raffreddamento del combustibile nucleare fuso, si è avvicinato al limite della capacità di stoccaggio dell’impianto, TEPCO ha deciso di rilasciare circa 31.200 tonnellate di quest’acqua in quattro cicli durante l’anno fiscale in corso, che si concluderà a marzo 2024.
La TEPCO, insieme al Ministero dell’Ambiente, all’Agenzia per la Pesca e al governo della prefettura di Fukushima, ha analizzato i livelli di trizio nell’ambiente attorno alla centrale elettrica dall’inizio dello scarico il mese scorso e ha dichiarato di non aver rilevato finora anomalie.
TEPCO prevede di rilasciare altre 7.800 tonnellate al più presto alla fine di questo mese, in attesa dei controlli sui livelli di concentrazione di trizio e delle ispezioni degli impianti di smaltimento delle acque.
Lo smaltimento dell’acqua trattata è un passaggio obbligato per procedere allo smantellamento della centrale nucleare, che è stata gravemente danneggiata da un catastrofico terremoto e tsunami nel 2011, secondo TEPCO e il governo.
Di fronte alla decisione di scaricare in mare l’acqua, però, la Cina ha protestato energicamente arrivando a imporre un divieto d’importazione di prodotti ittici nipponici.
L’acqua trattata è stata scaricata nell’oceano a 1 km dall’impianto tramite un tunnel sottomarino dopo essere stata sottoposta a un processo di trattamento in cui la maggior parte dei radionuclidi, tranne il trizio, è stata rimossa. Il trizio rimanente viene quindi diluito a un 40esimo della concentrazione consentita dagli standard di sicurezza giapponesi.