Aveva 87 anni, l’epitaffio autoironico: “Ero debole”
Milano, 20 set. (askanews) – “Ero debole”. Si congeda così Gianni Vattimo, con l’autoironia sull’impostazione che gli era valsa la fama internazionale, il “pensiero debole” che nei primi anni ’80 segnò l’inizio dell’epoca postmoderna, in contrasto con la metafisica tradizionale. “Ero debole. Gianni Vattimo”. E poi le date di nascita, 04-01-1936, e di morte, 19-09-2023, recita l’epitaffio pubblicato sui social dal suo compagno, Simone Caminada che spiega: “Sul suo profilo ho scritto ciò che lui tempo fa mi chiese di scrivere nel caso estremo e in fondo è tutto dentro la sua grande autoironia”.
Nato a Torino, a pochi mesi già orfano di padre, a soli 28 anni ebbe la cattedra di Estetica, nell’università del capoluogo piemontese di cui poi divenne anche preside della facoltà di Filosofia.
Comunista e cattolico, oltre all’impegno accademico si dedicò attivamente alla politica e per due mandati è stato parlamentare europeo: dal 1999 al 2004 per i Democratici di Sinistra, dal 2009 al 2014 con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro.
A 87 anni si è spento nell’ospedale di Rivoli, dove era ricoverato da qualche giorno: a dare la notizia il compagno dei suoi ultimi 14 anni, accusato e condannato per circonvenzione di incapace nei confronti del filosofo: “Mia madre come ogni sera gli ha detto ‘Ci vediamo domani Gianni’ e lui ha avuto la forza col dito di indicare ‘No’. Io gli ho assicurato che stava lasciandoci nell’amore del suo grande popolo”.