venerdì, Settembre 20, 2024
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Uiv: negli Usa calano i consumi di vino ma salgono i “wine cocktail”

Varvaglione (Agivi): sono porta d’ingresso per i giovani consumatori

Milano, 20 set. (askanews) – Per la prima volta dal 2020, negli Stati Uniti scendono i consumi di vino ma salgono quelli dei “wine cocktail”. Nel primo mercato al mondo il vino sfrutta la propria versatilità per uscire dalla crisi dei consumi (-7,3% nei primi sei mesi di quest’anno) e rientrare da protagonista grazie a una tendenza cocktail di “ready to drink” (imbottigliati e pronti al consumo, ndr) a base enoica sempre più affermata, in particolare nel fuori casa.

Secondo l’Osservatorio Uiv su base SipSource (strumento di monitoraggio delle “depletion off” e “on-premise”, che copre il 75% del mercato americano per un totale di oltre 330mila esercizi commerciali), nel primo semestre di quest’anno i wine cocktail, in questo caso inquadrati nella tipologia premixata, sono infatti l’unica voce positiva legata al vino, con una crescita tendenziale complessiva di oltre il 3% e con punte del +7% nel fuori casa, a partire dai ristoranti (+1,2%) ma soprattutto bar e altri locali, dove l’incremento registrato è in doppia cifra.

“Il fenomeno mixology è sempre più evidente nel Paese antesignano delle tendenze globali” ha detto la presidente dell’Associazione giovani di Unione italiana vini (Agivi), Marzia Varvaglione, aggiungendo che “il vino in questo contesto può giocare un ruolo centrale, per questo serve un approccio ‘pop’ e inclusivo nei confronti di una categoria del lifestyle che interessa soprattutto i giovani, quelli che domani apprezzeranno il nostro prodotto per le sue caratteristiche più intrinseche”.

Secondo l’Osservatorio Uiv, a perdere quota in un anno difficile anche a causa del minor potere di acquisto sono soprattutto i consumi complessivi di vino in casa (-8,2%), con i rossi a -9,6%. Meno marcata la decrescita nel fuori casa (-0,9%), dove i consumi di vini bianchi hanno ormai raggiunto quelli dei rossi. La quota di mercato dei “ready to drink” a base di vino è ancora bassa (circa il 2%), ma è solo la punta dell’iceberg di una domanda “on trade” sempre più orientata verso i wine cocktail mixati nei locali e basati principalmente su Champagne, Prosecco e Asti Spumante.

A base di vino, birra e spirits, i cocktail “ready to drink” conquistano consumatori alla ricerca di aromi e sapori di tendenza, freschi e fruttati. Stando agli ultimi dati Nielsen IQ, nell’ultimo anno negli Usa le vendite di prodotti “ready to” hanno superato i 10 miliardi di dollari e continuano a raggiungere nuovi massimi anno dopo anno.

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