venerdì, Novembre 22, 2024
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Turismo storico-archeologico del Sud, 67% visitatori a Napoli

Il turismo storico-archeologico del Sud è polarizzato in misura decisa sulla Campania e, in particolar modo, sulla provincia di Napoli – che da sola assorbe il 67% circa di tutti i visitatori del sistema museale ed architettonico-monumentale del Meridione ed è, con i suoi oltre 3,5 milioni di visitatori, seconda soltanto a Roma, distanziando persino i 2,5 milioni di visitatori di Firenze.

È il dato che emerge dalla ricerca “Il valore aggiunto del brand Unesco sui territori” a cura di S.R.M. Studi e Ricerche per il Mezzogiorno Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo presentata oggi alla XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico nel corso della conferenza “I Comuni archeologici Unesco per un turismo culturale esperienziale e sostenibile” promossa nell’ambito della Celebrazione del 25° Anniversario del Sito Unesco di Paestum in collaborazione con Anci Associazione Nazionale Comuni Italiani.

“Dalla Bmta e dalle sue conversazioni annuali possono partire i nuovi modelli di valore, autenticità e integrità che sono le caratteristiche del nuovo modo di valutare i luoghi degni di entrare nelle liste dell’Unesco – è il messaggio dell’Unesco, portato dal già vice direttore generale per la Cultura Mounir Bouchenaki, presidente onorario della Bmta -.

Il percorso è cambiato dal 1979, quando il riconoscimento andò all’Arte Rupestre della Val Camonica.

Oggi, senza abbandonare il valore universale dei luoghi, è un percorso che parte dal basso, dalla capacità e dalla voglia di fruire dei luoghi da parte delle popolazioni, che per ottenere questo riconoscimento compiono un lungo e non solo di raccolta dati e testimonianze”.

Nel 2022 la spesa turistica degli stranieri in Italia torna ai livelli pre-Covid, con un trend costantemente crescente, ma solo 7,4 miliardi dei 44,3 spesi in Italia da viaggiatori internazionali, ovvero meno del 17%, ricadono nel Mezzogiorno, benché 12 dei 45 siti archeologici Unesco, ovvero circa il 27%, siano concentrati al Sud.

“Già da tale dato molto generale di discrepanza fra quota di spesa e quota di offerta di siti Unesco – ha spiegato Salvio Capasso Responsabile Servizio Imprese e Territorio S.R.M. – si riscontra una difficoltà di sistema da parte del Mezzogiorno nell’attrarre dall’estero una spesa turistica all’altezza della numerosità ed importanza dei suoi siti”.

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