venerdì, Novembre 22, 2024
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Acerra: condannati per disastro ambientale, i Pellini riavranno il loro patrimonio

Condannati in via definitiva per disastro ambientale nella Terra dei Fuochi, potranno riavere indietro il loro patrimonio del valore di oltre 200 milioni di euro, perché il provvedimento che ne disponeva la confisca per le loro condotte criminose è stato emesso oltre i termini previsti. Con delusione e rabbia di vittime e attivisti ambientali, e reazioni politiche molto critiche.

La vicenda che riguarda i tre fratelli Giovanni, Cuono e Salvatore Pellini, imprenditori del settore rifiuti ritenuti tra i responsabili dell’inquinamento dell’area di Acerra, comune dell’hinterland napoletano, nei confronti dei quali la Corte Cassazione ha annullato il decreto di confisca del patrimonio emesso nel 2023 dalla Corte di Appello di Napoli.

Una decisione prevedibile, perché già nell’udienza del dicembre scorso il sostituto procuratore generale della Cassazione Luigi Giordano aveva concluso per l’inefficacia del provvedimento della Corte d’Appello napoletana, con richiesta agli ermellini di annullare la confisca dei beni; il magistrato aveva dovuto constatare, aderendo alle richieste contenute nel ricorso presentato dagli avvocati dei tre fratelli (gli avvocati Francesco Picca, Stefano Preziosi e Paola Tafuro), che il provvedimento di appello era arrivato con largo ritardo. E, d’altronde, la stessa Corte d’Appello di Napoli, nel confermare la confisca, aveva ammesso che il relativo decreto era stato “depositato dopo la scadenza del termine di diciotto mesi”, iniziato a decorrere il 15 marzo 2019, aggiungendo però che “la Corte ha esercitato e al tempo stesso esaurito la potestà decisionale in merito al provvedimento ablatorio”.

Tante le reazioni critiche. Alessandro Cannavacciuolo, attivista dei volontari antiroghi di Acerra i cui familiari – il padre e gli zii, quasi tutti pastori – si erano costituiti parte civile nel processo che portò alla condanna definitiva nel 2017 a sette anni di carcere dei fratelli Pellini per disastro ambientale, ci aveva sperato che il patrimonio confiscato andasse allo Stato. E potesse servire per pagare i danni ambientali provocati dai Pellini, oltre che per risarcire le vittime dell’inquinamento.

“La sentenza della Cassazione – dice – è una chiara sconfitta dello Stato. Ma c’è una via d’uscita: la Procura di Napoli, e mi rivolgo direttamente al Procuratore Gratteri, emetta un nuovo provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca, perché il disastro ambientale è un reato permanente”. Francesco Emilio Borrelli, deputato napoletano dei Verdi che sulla vicenda dei Pellini ha presentato diverse interrogazioni, si chiede: “Cosa diremo adesso alle vittime della Terra dei Fuochi?”. Carmela Auriemma, parlamentare del Movimento 5 Stelle e coordinatrice del partito per la provincia di Napoli, parla di “decisione scandalosa. Quei soldi servono per ripianare e ripagare i danni ambientali. Depositerò subito un’interrogazione parlamentare per accertare l’eventuale responsabilità in merito al ritardo della Corte di Appello”. Per Legambiente, “questa sentenza è un’ulteriore ferita inferta a chi vive in territori devastati dai traffici illegali di rifiuti”.

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