Gelsomina Verde fu sequestrata, interrogata per ore, infine uccisa dai killer del clan Di Lauro perché non rivelò il volto del boss rivale Gennaro Notturno, detto ‘o Sarracino, che lei non era in grado di riconoscere.
Secondo i familiari “Gelsomina fu una vittima innocente, ma dopo vent’anni ancora non riusciamo ad ottenere il riconoscimento del suo status“. È partito oggi, dinanzi al gup del tribunale di Napoli Valentina Giovanniello, il processo a due dei presunti killer della 21enne, coinvolta suo malgrado nella prima sanguinosa faida di camorra di Scampia e ammazzata in maniera efferata il 21 novembre 2004 durante lo scontro armato tra il clan Di Lauro e gli scissionisti degli Amato-Pagano.
La ricostruzione degli investigatori è stata possibile grazie alle rivelazioni dei pentiti di camorra Pietro Esposito, Gennaro Puzella, Rosario Guarino, Carlo Capasso e Salvatore Tamburrino, l’ex vivandiere della primula rossa Marco Di Lauro, che ha avviato la sua collaborazione dopo aver ucciso la sua compagna Norina Matuozzo.
L’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli (pm Maurizio De Marco e Stefania Di Dona) è arrivata oggi in aula. A processo per l’efferato omicidio della giovane innocente ci sono ora anche Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, alias ‘o Vichingo, arrestati per questi fatti lo scorso luglio, accusati di aver scortato l’auto di Gelsomina con a bordo – lato passeggero – un terzo uomo armato. Secondo la ricostruzione, dopo l’interrogatorio, Ugo De Lucia (già condannato all’ergastolo), cugino di Luigi, decise di uccidere Gelsomina Verde e, insieme ai complici, diede fuoco all’auto con il cadavere della ragazza per eliminare le tracce
Gelsomina Verde frequentava casa della famiglia Notturno per motivi di lavoro e, secondo i killer, era l’unica a conoscere il vero volto del boss, che era stato scarcerato dopo una lunga detenzione ed era finito nel mirino dei Di Lauro. In realtà, la giovane non conosceva il volto del boss, ma non fu creduta e venne uccisa. Oggi, la prima udienza del processo è saltata a causa di un difetto di notifica e rinviata a giugno. In aula erano presenti il fratello Francesco Verde e mamma Anna Lucarelli, assistiti dall’avvocato Liana Nesta.
“Gelsomina è morta per non avere collaborato con la criminalità organizzata”, sostengono i familiari. Nel frattempo, la loro richiesta di riconoscimento dello status di vittima innocente di camorra è tuttora al vaglio della Corte Costituzionale, per una questione sollevata dai legali della famiglia Verde e legata ad una lontana parentela tra il papà di Gelsomina e un uomo che fu indagato per camorra, ma mai sottoposto a misura né a processo per tali accuse.
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