Inquinamento e disastro ambientale nella gestione dei rifiuti sversati nella cava Suarez: ai domiciliari l’imprenditore Bruno Sansone. C’era anche amianto tra rifiuti sepolti e abbandonati all’interno del Parco Metropolitano delle Colline di NAPOLI.
I militari della Polizia Locale di NAPOLI, del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza hanno eseguito una ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale partenopeo, Antonio Baldassarre, su richiesta della quinta Sezione ”Ambiente Edilizia Urbanistica” della Procura di NAPOLI (sostituto procuratore Giulio Vanacore), nei confronti di un imprenditore campano e delle sue aziende operanti nei settori dell’edilizia e dello smaltimento rifiuti, con a carico gravi indizi di reato per inquinamento e disastro ambientale. Dalle indagini svolte, corroborate da precedenti risultanze processuali, da accertamenti dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Campania e dalla consulenza tecnica di una professoressa universitaria di geologia ambientale, è emerso che, nel corso degli anni, sarebbero stati sepolti e abbandonati ingentissimi quantitativi di rifiuti speciali, pericolosi o non, all’interno di una cava dismessa, all’interno del Parco Metropolitano delle Colline di NAPOLI, nell’area denominata ”ex cava Suarez”.
In particolare, quale esecutore e appaltatore delle opere di ripristino e recupero ambientale della predetta area, l’indagato avrebbe realizzato una discarica abusiva sversando e smaltendo illecitamente un volume di rifiuti pari ad almeno 146.000 – 176.000 metri cubi (corrispondente ad una massa compresa tra le 200.000 e 250.000 tonnellate), incluse notevoli quantità di amianto frantumato.
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