lunedì, Settembre 16, 2024
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Gianfranco Gallo: “La cultura a Napoli è in mano alla politica, il livello è pessimo”

La cultura a Napoli “è in mano alla politica, al di là dei partiti che cambiano al governo. E finché sarà così, i politici fanno gli impresari. Spesso il loro livello culturale e il loro gusto sono pessimi. Sono persone infognate in carriere da squali, in burocrazia, atti, battaglie contro avversari che diventano nemici. Non si vede quale arte e quale cultura possano proporre“.

Così l’attore Gianfranco Gallo, figlio dell’indimenticato Nunzio, e interprete di ‘Gomorra’ parla della sua Napoli a ‘La Ragione’, a partire da Scampia. Gallo quando ha saputo che in una Vela di Scampia un ballatoio era venuto giù, ha deciso di scrivere un post su Facebook: “Le Vele che si auto abbattono, i parchi della Corrida, i decreti preteschi. L’onda della politica non ha colore, lascia solo schiuma. Gli uomini non valgono nulla, gli ideali non più, le idee quanto più corte e interessate, quelle valgono. E i cittadini a fare il minuto di silenzio e un’eternità di compromessi”. Trovare un responsabile è l’esercizio retorico più diffuso in Italia.

Gallo si esclude dai ricercatori della verità: “Non mi permetto di parlare di Scampia perché non conosco bene i fatti, dall’esterno posso dire che come impressione mi arriva un coacervo di colpe”. ‘Io me voglio salva” diceva don Ciro tra le vele di Scampia, nel racconto cinematografico di ”Gomorra” di cui Gianfranco Gallo è autorevole interprete. Salvarsi da Scampia – si legge su ‘La Ragione’ – luogo in cui si incrociano il sacro e profano, “il disagio e la speranza”. L’attore sembra disilluso, pur essendo immerso completamente nella vita di Napoli: “Prediligo dare voce ai meno fortunati e alle minoranze”. Riflette sulla complessità delle responsabilità, evita i facili giudizi: “‘Gomorra’ è stato un mezzo di richiamo per Scampia che ha attirato un’attenzione che non c’era”.

Scampia è il totem baciato da tutti, artisti compresi, per scrivere libri, canzoni e film fortunati? “Non so rispondere, non credo nelle storie confezionate per avere successo. Credo piuttosto che quella zona, come tante altre, possa ispirare chi crea per la sua potenza simbolica in un senso e nel suo opposto”.

È il caso di Geolier: “Apprezzo l’ascesa artistica, ma non è il mio genere. Sono vecchio, mi piace ancora la melodia, mi piacciono i testi degli autori. È senz’altro un fuoriclasse e qualche suo brano mi piace molto, ma non ha nulla sulle spalle. Napoli è tante cose, il suo peso è ben diviso”.

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