giovedì, Novembre 21, 2024
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Omicidio Santo Romano: 17enne puntò pistola in faccia ad un altro prima dell’omicidio

La sera in cui, a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli, Santo Romano è stato ucciso, colui che ha sparato il colpo fatale aveva già estratto la pistola, puntandola al mento di un ragazzo.

A riferirlo ai carabinieri è stato un testimone ascoltato subito dopo l’omicidio. La circostanza è stata smentita dal 17enne, reo confesso dell’ omicidio, durante l’interrogatorio.

Secondo questo testimone, intorno alle 23 del 2 novembre scorso, mentre si trovava nella piazza antistante il municipio, la sua attenzione è stata attirata da un gruppetto di giovani tra i quali ce n’era uno con una pistola in mano puntata contro il mento di un ragazzo con il quale stava discutendo.

Poco dopo, a discussione terminata, il giovane armato, dice ancora il testimone, ha risposto l’arma nei pantaloni prima di allontanarsi.

Poco dopo si sarebbe verificato l’alterco sfociato in omicidio, una lite scattata a causa di un paio di costose scarpe di marca francese da 500 euro sporcate inavvertitamente da un amico di Santo Romano, che poco dopo avrebbe perso la vita a causa di uno dei due colpi di pistola esplosi dal 17enne, prima che si desse alla fuga a bordo della Smart di proprietà del padre.

Quasi subito le ricerche si sono concentrate su quel giovane con i baffetti indicato da diversi testimoni: i carabinieri hanno rintracciato e ascoltato la madre del minorenne la quale ha riferito di averlo visto l’ultima volta poco prima dell’una del 2 novembre (giorno dell’ omicidio), lungo corso Sirena, nel quartiere Barra di Napoli, e che in quell’occasione il figlio le aveva chiesto 20 euro per andare in pizzeria.

I militari dell’ arma lo avrebbero rintracciato diverse ore dopo, intorno alle 15.30, proprio in un’abitazione di quella strada, dove si era rifugiato ospite di un altro giovane.

Agli inquirenti il 17enne ha riferito di essersi recato a Napoli, nella cosiddetta zona dei baretti, dove si è liberato della pistola e della sim del telefono buttandola in un tombino.

Per il giudice del tribunale dei minorenni Anita Polito, che ha disposto la detenzione del giovane in una struttura carceraria, a dispetto della patologia psichiatrica di cui è affetto, il 17enne, con il suo comportamento, ha dimostrato “una lucidità e una scaltrezza che mal si concilia con l’ asserita sua incapacità di intendere e volere”.

Nell’ ordinanza il giudice sottolinea anche la contiguità del minorenne con “ambienti criminali capaci di fornire l’arma”.

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