Botta e risposta tra Don Maurizio Patriciello e Sigfrido Ranucci dopo la messa in onda dell’ultima puntata di “Report”. Su Rai3 è stato trasmesso un servizio d’inchiesta sugli investimenti del Governo sulla città di Caivano.
Dall’inviato è stato intervistato anche il parroco del Parco Verde, che si è lamentato che per un’ora di intervista, sarebbero andati in onda solo pochi minuti e montanti “ad arte”. Dopo questa accusa pesante non si è fatta attendere la risposta del conduttore Sigfrido Ranucci.
Di seguito i post che si sono “dedicati” i due:
Caro Sigfrido Ranucci, permettimi di rivolgerti una domanda. Lo faccio con grande rispetto verso di te e verso gli italiani che seguono il tuo programma. A una persona – in questo caso il sottoscritto ma potrebbe essere chiunque- viene chiesto di rilasciare un’intervista su una questione delicatissima. Costui accetta per rendere un servizio. Cerca di essere esaustivo. Risponde a mille domande. Viene tenuto, dal tuo inviato, impegnato per più di un’ora. Poi con il solito meccanismo del taglia- incolla, ai telespettatori, di quella intervista, vengono offerti al massimo due minuti. Ecco, ti sembra giusto? Non credi che chiunque, potrebbe, con questo sistema – e avendo a disposizione tanto materiale – fare dire a chiunque tutto e il contrario di tutto? Un grande abbraccio a te e al caro Luca. Il tempo, però, è prezioso per tutti. Anche per me. Dio ti benedica.
Caro Don Maurizio, da sempre ti ammiro e sono vicino all’impegno e la passione con cui segui le persone più fragili del mondo. Mi dispiace leggere le tue critiche per come è impostato un programma televisivo, è un pò come se avessimo noi di Report la presunzione di spiegarti come si fa messa. Mi spiace anche che tu sia stato costretto a mettere la faccia su domande alle quali avrebbe dovuto rispondere il Commissario di Governo Ciciliano. Premesso questo, un’intervista lunga serve a chi non conosce un contesto per farsi un’idea, poi a verificare e dare conto infine al pubblico delle criticità e delle risposte alle criticità. Io non so cosa hai detto di importante nella intervista originale rilasciata a Luca Chianca. So però che Luca è una persona onesta e un bravissimo inviato che non fornirebbe mai una falsa rappresentazione della realtà. Chi invece preferisce non parlare non è perché, l’esperienza trentennale ci insegna, ha paura dei tagli, ma perché ha paura delle domande. So che Luca ti ha anche chiesto di dirci dove abbiamo detto il falso o dove sarebbe stato manipolato il tuo pensiero. Ma a questa domanda non c’è stata risposta. Del resto una persona più alta di noi come Giovanni Paolo II disse “se sbaglio mi corrigerete”. Noi se abbiamo sbagliato siamo pronti ad accogliere le tue correzioni. Con grande e immutata stima e, come usava dire mia madre prima che uscissi di casa, ” che il Signore ci accompagni”.
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