sabato, Marzo 15, 2025
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Teatro Augusteo, “i Promessi suoceri” di Paolo Caiazzo: una commedia brillante tra segreti inconfessabili, ironia e risate assicurate

Una sala gremita e un pubblico coinvolto sin dai primi minuti hanno accolto con entusiasmo “I Promessi Suoceri”, la nuova commedia, in scena al Teatro Augusteo di Napoli fino a domenica 23 marzo, scritta e diretta da Paolo Caiazzo che si accompagna ad un cast d’eccezione: Maria Bolignano, Antonio D’Avino, Yulia Mayarchuk, Domenico Pinelli e Giovanna Sannino.

Il titolo, già di per sé un’irresistibile trovata, gioca con ironia sul celebre romanzo di Alessandro Manzoni, rivelando sin da subito la cifra comica dell’opera: “I Promessi Suoceri” non è solo un divertissement lessicale, ma una chiave di lettura moderna e satirica delle relazioni familiari, dei conflitti generazionali e dei piccoli grandi drammi quotidiani che si consumano attorno alla sacra istituzione del matrimonio.

Caiazzo, comico raffinato e abile osservatore del costume sociale, firma una drammaturgia leggera, ricca di dialoghi serrati, gag ben calibrate e una sottile vena di critica sociale che emerge senza mai appesantire la trama. La sua presenza scenica è, come sempre, carismatica: interpreta Antonio, un papà che si sta “evolvendo” a suocero. La sua amata figlia Lucia – interpretata da Giovanna Sannino – studentessa in veterinaria, ha ricevuto dal suo Renzo – messo amabilmente in scena da Domenico Pinelli – la fatidica promessa di matrimonio. Il futuro suocero è combattuto tra l’ansia del matrimonio imminente della sua principessa e la convivenza forzata con i nuovi “acquisiti”, i consuoceri , in un crescendo di situazioni grottesche e irresistibili.

Accanto a lui, ad affrontare il primo incontro con i genitori di Renzo, c’è sua moglie Elisa, interpretata da una straordinaria Maria Bolignano, che regala una performance esilarante, tra espressioni facciali da manuale, tempi comici perfetti e una naturalezza scenica che conquista. Il suo personaggio, la madre della futura sposa, è un il manifesto della suocera mediterranea, armata di giudizi non richiesti, confronti passivo-aggressivi e una dialettica che farebbe impallidire un avvocato di tribunale. Insomma è uno spaccato autentico e parodico di una figura tanto familiare quanto temuta.

Decisi a non sfigurare di fronte ai genitori dello sposo, Antonio ed Elisa preparano la cena organizzata per le conoscenze di rito con i futuri consuoceri. In una scenografia semplice ma efficace, che trasporta lo spettatore in un ambiente familiare, realistico e immediatamente riconoscibile, arricchito da giochi di luci che accompagnano sapientemente i cambi di atmosfera, dopo i primi convenevoli, i consuoceri, da semplici parenti, diventano protagonisti assoluti del caos pre-matrimoniale. Vecchi trascorsi e segreti inconfessabili – ma poi confessati – trasformano la cena in un corso accelerato di sopravvivenza.

Antonio D’Avino e Yulia Mayarchuk interpretano i genitori dello sposo. L’entrata in scena di Antonio D’Avino è esilarante e il suo personaggio è un coacervo di personalità antitetiche che la meravigliosa Yulia Mayarchuk riesce magistralmente a tenere a bada e a sopportare, incarnando la tipica mater familias che si sobbarca dell’onere della gestione familiare.
L’aiuto regia e affidato a Sofia Ardito, i costumi sono di Federica Calabrese, le scenografie di Max Comune, il disegno luci è affidato a Luigi Raia, Foto e grafica sono di Francesco Fiengo Studios.

Lo spettacolo messo in scena è ben scritto, ben recitato e ben diretto. “I Promessi Suoceri” è un perfetto esempio di come la comicità teatrale possa ancora raccontare la realtà in modo brillante e pungente, regalando al pubblico una serata di puro divertimento e riflessione. Il pubblico ride, applaude e si riconosce. Perché “I Promessi Suoceri” è una commedia che diverte ma, soprattutto, parla a tutti. Racconta con leggerezza i piccoli grandi conflitti della quotidianità, le incomprensioni generazionali, i non detti tra famiglie che si uniscono più per dovere che per reale sintonia. Ma lo fa con garbo, intelligenza e un’ironia che non scade mai nel banale.
Applausi sinceri e risate liberatorie.

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