A Napoli, le tradizioni culinarie si intrecciano profondamente con la fede e la cultura popolare, specialmente durante la Settimana Santa. Una delle usanze più sentite è quella della zuppa di cozze (o “‘a zupp ’e cozzeche” in dialetto), piatto tipico del Giovedì Santo, che occupa un posto speciale nella memoria e nei cuori dei napoletani.
La tradizione della zuppa di cozze affonda le sue radici nel XIX secolo, durante il regno di Ferdinando I di Borbone. Si narra che il re, noto per il suo amore per la cucina semplice e i piatti popolari, fosse un grande estimatore della zuppa di cozze. Tuttavia, nel periodo della Quaresima, il suo confessore gli impose una dieta più sobria in vista della Pasqua. Per non rinunciare al suo piatto preferito, il re ordinò ai suoi cuochi di preparare una versione “penitenziale” della zuppa, alleggerita e priva di eccessi, ma comunque gustosa. Col tempo, questa usanza si diffuse tra il popolo, che fece della zuppa di cozze il simbolo del Giovedì Santo, giorno che precede il Venerdì di Passione, nel quale si osserva tradizionalmente il digiuno o comunque un pasto frugale.
Il consumo della zuppa di cozze il Giovedì Santo è diventato un vero e proprio rito, tanto che molte famiglie si riuniscono appositamente per gustarla insieme. Anche le pescherie di Napoli, nei giorni precedenti, vengono prese d’assalto per acquistare cozze freschissime, e non è raro vedere file lunghissime fuori dai locali storici che preparano questo piatto, come quelli dei Quartieri Spagnoli o della zona di Porta Nolana.
Oggi la zuppa di cozze rappresenta molto più di un semplice piatto: è un simbolo di identità culturale, di condivisione familiare, e di fedeltà alle tradizioni religiose e gastronomiche. Anche chi vive lontano da Napoli spesso cerca di riprodurre la ricetta per sentirsi vicino alla propria terra e alle proprie radici.
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