Nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dai pm Mariella Di Mauro e Catello Maresca con il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, sono stati arrestati a Napoli sette indagati con le accuse di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina e, in alcuni casi, anche corruzione.
Tra gli indagati figurerebbero un avvocato, un commercialista e alcuni ex poliziotti in servizio presso l’ufficio immigrazione della questura di Napoli coordinati, secondo le accuse, dall’ ex ispettore di polizia Vincenzo Spinosa.
Numerose perquisizioni domiciliari hanno riguardato, inoltre, ulteriori nove persone coinvolte a vario titolo nelle attività illecite.
Come avvenivano gli illeciti?
Secondo la ricostruzione investigativa, i presunti componenti dell’organizzazione gestivano e controllavano l’intera filiera burocratica per la concessione dei provvedimenti amministrativi.
Si partiva dal reperimento dei clienti/richiedenti alla predisposizione delle istanze, passando per i contatti con l’Ufficio Immigrazione della Questura, fino alla consegna dei documenti ai soggetti richiedenti. Dopodiché seguiva la riscossione dei compensi “dovuti” e la successiva ripartizione dei guadagni illeciti da parte dei diversi membri del sodalizio. Una semplice informazione sullo stato della procedura poteva così valere anche 50 euro, mentre per un rilascio “facilitato” di un permesso di soggiorno si arrivava ai 3.000 euro.
Le indagini partite da movimenti di denaro con sospetto di Terrorismo
Le indagini sono state svolte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli. L’inchiesta è, però, nata dalle investigazioni svolte dalla Sezione Investigativa Finanziamento al Terrorismo del Gico di Napoli. Tutto è, infatti, partito nel 2016 a seguito di una segnalazione di alcune operazioni sospette per diverse movimentazioni di denaro ritenute potenzialmente riconducibili a contesti di terrorismo di matrice islamica.
Un soggetto di nazionalità algerina residente a Napoli risultava aver effettuato, per il tramite di alcune agenzie di money transfer del capoluogo campano, spostamenti di denaro “da” e “verso” Paesi dell’Unione Europea (tra cui Francia e Belgio).
Tra i soggetti interessati a tali rimesse di denaro figurava un suo connazionale residente in Belgio il quale, sulla base dei primi riscontri info-investigativi, avrebbe avuto stretti legami con il militante jihadista Abdelhanid Abaaoud. Si tratta dell’uomo sospettato di essere uno degli organizzatori delle azioni terroristiche perpetrate a Parigi il 13 novembre 2015 e ucciso in un’operazione della polizia francese cinque giorni dopo.
(Fonte: Il Mattino)